NAPOLI - Un giorno all'improvviso di luglio 2013 Napoli lo vide in aeroporto, con il jeans e la maglia bianca, e in quello stesso istante decise che lo avrebbe amato più di ogni altra cosa al mondo. Il cuore le batteva, sapeva anche il perché: baci, abbracci, notti di gloria e lacrime da record. Storia fantastica, impagabile, altro che 94 milioni. Mille giorni di te e di me, Gonzalo Higuain: tre anni da favola, che campione. Già, ma poi? Ti presento una vecchia amica mia, una vecchia signora: e lei, Napoli, senza neanche dirsi ciao o soltanto adios non lo vide più. Incubo, core 'ngrato, cuore a pezzi. E quella maglia bianca che tre estati fa sembrava il mantello del principe azzurro, a furia di silenzi oggi s'è anche riempita di strisce nere.
FOTO, STRAPPATA LA MAGLIA DEL PIPITA
FOTO, HIGUAIN CORE INGRATO NEL PRESEPE
LA LEGGENDA - E allora, lacrime napoletane: di mestizia e tanta rabbia. Tradimento? Parola grossa. Però l'idea di vedere un uomo fatto dio al San Paolo con la Juve, la rivale storica, la nemica sportiva, è un trauma duro da smaltire per il popolo azzurro. Effetto clausola, gli affari sono affari e il calcio pure. O magari soltanto la conseguenza del ritardo di San Gennaro in occasione dell'ultimo miracolo: credenze popolari, da queste parti si dice così. Mentre è storia, leggenda vera, quella che Gonzalo Higuain, figlio del River Plate, la Juve d'Argentina, è riuscito a scrivere con il Napoli, il Boca d'Italia, in tre anni intensi e tormentati. Come una vera storia d'amore comanda.
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