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NAPOLI - Parole, parole, parole... E per un po’, il tempo necessario per starsene in disparte e raccontarsi tutto, Sarri e Insigne hanno dialogato amabilmente, rimuovendo quel macigno che allo Juventus Stadium s’è poggiato in entrambi e lì è rimasto per una notte, che in genere porta consiglio. Il primo passo: starsene in disparte, stavolta senza lo stress e la tensione e l’adrenalina d’una partita; il secondo: ricordare ch’esistono norme (scritte e non) alle quali non si deroga, dalle quali non si scappa, per le quali si paga (una multa) e con le quali si convive, democraticamente ma rispettosamente.
E’ stato un momento, un equivoco, una «libertà» che Insigne s’è concesso non appena s’è alzata la lavagnetta del quarto uomo ed è comparso il numero 24, il suo, una luce che s’è accesa e ha fatto scattare la reazione scomposta ch’è finita sotto la lente d’ingrandimento delle telecamere e che alla domenica mattina ha richiesto un faccia a faccia d’un quarto d’ora e d’una frase, una sola. «Mister, mi scuso».
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MULTA - Poi sopravvive un regolamento interno, che dinnanzi alle «insubordinazioni» invita il club ad intervenire: sarà così anche per Lorenzo Insigne, che passerà alla cassa per lasciare quel che deve, dopo aver (ri)preso coscienza del suo ruolo e d’una tranquillità che Sarri attende fiduciosamente ma anche immediatamente, perché al Napoli servono i dribbling, le veroniche ed il talento d’uno scugnizzo che da Castel Volturno è uscito rinfrancato.
SARRI: «INSIGNE DEVE STARE ZITTO»
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