Napoli, intervista a De Laurentiis: «Sarri e arbitri, dico tutto»

Il presidente del Napoli prende la parola: «Il tecnico? Spero resti ma intanto mi guardo in giro. Esiste ancora la sudditanza verso la Juve»
Napoli, De Laurentis: Favorevole alla ripresa© ANSA
Antonio Giordano
10 min

NAPOLI - La palla «avvelenata» è lì, tra i riflessi mnemonici che s’attorcigliano, in quella nube di (cattivi) pensieri aggrovigliati: e il silenzio, per cinque giorni, è servito per riordinare le idee, per rimettere insieme i cocci dell’amarezza e lasciarla confluire in quel fiume che, ingrossandosi, ha raccolto ogni detrito. Le parole, si sa, sono anche pietre e Aurelio De Laurentiis ha sassolini qua e là che danno noia, che si sono infilati nella pelle, che hanno lasciato il segno e che ora vanno rilanciati in questo macrocosmo in cui tra i fantasmi del passato e del presente restano le emozioni. E’ un viaggio, lungo e anche intenso, che parte da lontano (da Calciopoli) e che approda ai giorni nostri, passando da Inter-Juventus a Orsato, a Nicchi, a Collina, all’Eca e alla Fifa e all’Uefa e poi decolla verso un orizzonte nuovo, limpido.

Ma questo campionato, De Laurentiis, va ritenuto falsato con quel ch’è successo in Inter-Juventus?
«Non credo che sia stata la partita di sabato ad alterarlo: nell’analisi di quella sfida va inserito tutto, le difficoltà di chi ha giocato in dieci dal 15', ma anche le scelte magari non condivisibili di un allenatore, nel finale. Una partita è molte cose assieme e quando operi delle sostituzioni, negli ultimi minuti, non si sa se chi entra faccia bene o male».

Dunque, niente che le sia stato sottratto?
«Non mi sono sentito derubato sabato, ma ci sono state altre partite, in precedenza, in cui il Var è stata utilizzato in maniera pessima: e quegli episodi non ci avrebbero dato più punti, semmai avrebbero allargato il distacco».

Nessuno scippo?
«Io sono sportivo e sto al gioco, ma se dobbiamo tirar fuori le pistole e metterle sul tavolo non ci sto. Cerco di cambiare le regole. Però, attenzione: stiamo disilludendo i nostri figli, i nipoti, sottraiamo pubblico e le future generazioni smetteranno di venire allo stadio». [...]

C’era una volta, nel linguaggio corrente, la sudditanza psicologica verso la Juventus.
«C’è sempre stata ed è quasi normale che sia così verso la famiglia più potente d’Italia. Con Calciopoli non si è risolto molto, si è, anzi, andati leggeri e prima di schierarsi contro Agnelli e la Fiat ci pensano su molte volte». [...]

Torniamo in Italia, all’ultimo week-end: Fiorentina-Napoli è stata psicologicamente decisa a San Siro?
«Non credo. Noi siamo partiti, quest’anno, il 16 agosto, con i preliminari di Champions League e quindi il carburante è finito un po’ prima. Capita se non utilizzi tutti i calciatori della rosa. Ci sono stati momenti in cui avevamo la terza a sedici-punti, potevamo far prendere fiato a qualcuno e conservarlo per il rush finale. Poi abbiamo perso Ghoulam, mi spiace per lui come uomo e come atleta, ma se non ci fosse stato quest’infortunio avremmo scoperto quanto è forte Mario Rui?».

Sta dicendo che è colpa di Sarri?
«Ma no. E’ il calcio italiano che consuma, questo calcio in cui esiste una coppa che è retaggio dell’anziano regime, in cui incontri sempre le stesse squadre, quelle del campionato. Mentre l’Europa sarebbe più allenante: solo che noi ce ne siamo allontanati, perdendo la gara interna con il Lipsia, preceduta da dichiarazioni morbide. E non è bastato poi andare a vincere in Germania. Le Coppe internazionali fanno crescere, noi oggi abbiamo una decina di milioni di tifosi in Italia, una quarantina nel Mondo e centoventi milioni di simpatizzanti nell’Universo: questo grazie al calcio di Sarri e anche per il ruolo di anti-Juve. E non abbiamo paura di andare avanti».

Con Sarri o senza?
«Non dipende da me ma da lui, con il quale ho parlato più volte, ma che va lasciato tranquillo: mancano tre giornate, può succedere ancora di tutto, pure che qualcuno si comporti persino peggio».

Pensa che possa andar via?
«Spero di no, anzi sento che non andrà via. Ma se qualcuno dovesse pagare gli otto milioni di euro, ce ne faremo una ragione. E se vuole andar via, perché avverte esaurito l’entusiasmo, farò altri ragionamenti, senza rinunciare ai diritti della clausola».

Leggi l'intervista completa sull'edizione del Corriere dello Sport-Stadio in edicola

AL SITO DEL NAPOLI - Il presidente del Napoli De Laurentiis ha poi parlato al sito ufficiale del club. Vi riportiamo qui sotto le sue dichiarazioni:

Presidente, le chiedo un suo parere sul Var
«Io sono molto contento di avere avuto la Var quest'anno perché mi ha fatto capire moltissime cose. La Var è una verifica matematica e ineluttabile e incontestabile però la leverei dalle mani degli arbitri ma in questa sala di regia che controlla quanto avviene in campo, la farei visionare a dei tecnici che non hanno nulla a che vedere con il campionato. Poi io credo che sia anche opportuno poter dare per due volte a testa ai contendenti in campo la possibilità di chiamare l'aiuto della moviola in caso di mancato intervento». 

Da presidente del Napoli si sente penalizzato dall'utilizzo del Var?
«Potremmo noi vantare qualche punto di vantaggio (sei, otto?) se il Var fosse stato applicato in modo diligente perché mancano qua e là qualche penalty a favore di qualche squadra o a sfavore di qualcun'altra. Diciamo che la classifica poteva essere differente». 

Mondo arbitrale nella bufera dopo gli ultimi accadimenti. Anche su questo lei ha un'idea ben chiara.
«Prima di tutto gli arbitri non devono appartenere alla Figc. Devono essere professionisti indipendenti assunti e pagati dalla Lega e scelti tra gli arbitri nazionali e internazionali con un decalogo comportamentale che devono sottoscrivere e qualora fossero in errore per tre volte dovrebbero essere esclusi per un periodo di tre anni. Vedrete che vosì faremmo dei passi in avanti importanti. Quello che è successo in Europa a me dispiace ma dietro al calcio ci sono mille interessi economici e ci sono sponsor, televisioni e chi più ne ha e più ne metta. Lei mi deve spiegare. Secondo lei sarebbe stata più importante una sfida fra la Roma e il Bayern Monaco o una sfida tra la Spagna e l'Inghilterra rappresentata dal Real Madrid e dal Liverpool. Spagna e Inghilterra sono le due Nazioni in cima al fatturato calcistico e sono quelle nazioni più viste al mondo. Questo differente interesse porta nelle casse della Uefa introiti diversi. Se ci fosse stata la Var con la Roma saremmo andati ai supplementari e l'ultima partita dei giallorossi è stata una gara esemplare, sono stati due gladiatori in campo. Dispiace aver visto i giocatori usciti. Così ti resta il dubbio. E lo stesso ragionamento vale per il Bayern Monaco. Ben venga la Var anche in Europa con i correttivi che ho chiarito prima. L'importante è che gli arbitri siano persone al di sopra di ogni sospetto e indenni da ogni possibilità di calunnia».

Sarri resta o non resta?
«Non l'ho voluto assillare, anzi io sono talmente rispettoso del suo ruolo e del suo momento che per scaramanzia non sono più andato allo stadio perché non voglio agire psicologicamente sulla sua forza o fragilità. In questo momento di stanchezza psicologica di fine stagione io non me la sento di andare da Sarri e a bussargli sulla spalla dopo averlo già fatto varie volte nel recente passato a chiedergli di decidere alla svelta. Certo, se al termine del campionato non si dovesse arrivare a una chiarificazione della sua idea di cosa vuol fare al Napoli, allora dovrò trovare una persona in grado di eccitarsi e scatenarsi con me all'idea che nel mondo ci sono milioni di persone che tifano per il Napoli e vedono un futuro radioso e glorioso per questo club. Mi dispiacerebbe moltissimo ma ce ne faremo una ragione. Del resto in passato è successo già con Higuain e mi è dispiaciuto moltissimo visto che me lo sarei tenuto volentieri. Da quella vicenda ho imparato che le clausole le riterrò valide solo per l'estero. Senza Higuain non abbiamo fatto peggio, abbiamo fatto bene lo stesso. L'unica cosa che mi dispiace è di non aver soffiato abbastanza nelle orecchie di Sarri l'idea che mi sarebbe piaciuto rimanere un po' di più in Europa perché quella è una vetrina importantissima. A me della Coppa Italia non interessa nulla, la trovo solo un impiccio. Al presidente del Coni magari spiace che io dica queste cose perché a lui farebbe piacere mettersi in posa accanto al presidente della Repubblica, ma io devo segnalare come nel nostro paese di giocano troppe partite di calcio e fino a quando non ridurremo il numero delle squadre sarebbe il caso di togliere questa competizione e anche le amichevoli internazionali nelle quali si rischiano infortuni come nel caso di Milik. Per rispondere alla sua domanda: Sarri per me è a casa sua. Se a lui questa casa gli sta stretta, allora accoglieremo qualcun altro perché noi invece questa casa la amiamo e la consideriamo spaziosa». 

 


© RIPRODUZIONE RISERVATA