Hamsik esclusivo: «Napoli, con Ancelotti sono rinato»

Il rapporto con Sarri, la Cina, il nuovo Napoli: Marek dice tutto
Antonio Giordano
3 min

ROMA - E’ successo tutto eppure non è cambiato (quasi) niente, perché la Storia non può sfilare via dalle dita, come granelli di sabbia: eppure poteva capitare, se ne sarebbero volate via 501 partite, 120 gol, la cresta, i tatuaggi, mica la memoria, i record e tutto che dal 2007 s’è evoluto. A Marek Hamsik mancava semplicemente quest’ultimo passaggio, «se vogliamo che rimanga tutto com’è, bisogna che cambi tutto»: in realtà è virtualmente salpato (o decollato) verso la Cina, poi è persino tornato, in ques’estate emotivamente strana, diversa, perché i monumenti, si sa, sembrano immobili e devono rimanere per l’eternità inchiodati al loro posto. Hamsik è uscito dagli equivoci e dal banalismo di frontiera, non ha nascosto che c’è stata questa umanissima tentazione di vedere l’effetto che fa ritrovarsi tra i Paperon de’ Paperoni del calcio andandosene a scoprire un football diverso e godendosi quella doccia di danaro che gli sarebbe piovuta addosso a cascata: trentasei milioni - uno sopra l’altro in appena tre anni - possono indurre a vacillare pure il più filantropo tra gli esseri umani, e lusingano e stordiscono e a volte finiscono per alterare.  [...]

E allora, direbbe Vasco Rossi, e siamo ancora qua, Hamsik.
«Per ricominciare da dove avevamo finito, per continuare questa Storia».

Se n’era andato ormai: cosa l’aveva spinto verso la Cina?
«Diciamo la possibilità di sistemare definitivamente la famiglia».

Le prossime future, venti-trenta generazioni...
«Diciamo le prossime generazioni, ha ragione. Ma anche la curiosità di conoscere un nuovo mondo: rimasi incuriosito, per quel poco che vedemmo quando andammo a giocare la finale di Supercoppa nel 2012...».

E poi cosa è successo?
«Avevo già dato una indicazione: se entro la data del ritiro non fosse successo, non ci sarebbero state più altre possibilità. La scadenza era il 9 luglio. E comunque non era la prima volta, questa, in cui nasceva una possibilità del genere».

Ah sì, siamo alle rivelazioni.
«Due anni fa, dopo l’Europeo, arrivò un segnale preciso e netto e io dissi di no, subito, troncando ogni possibilità».

Ma precisamente come è andata?
«Verso maggio viene fuori questa possibilità e io ne parlai immediatamente con De Laurentiis. Ho con lui un rapporto speciale e diretto, penso che sia noto, e non potevo che informarlo».

La sua reazione?
«Ma ndo’ ...vai, questa è casa tua»


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