La mano di Spalletti: questo è un Napoli di veri uomini

Ha prima allenato anime e menti poi tattica e tecnica: i risultati non sono un miracolo, ma un grande progetto costruito in estate
Fabio Mandarini
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NAPOLI - Il Napoli di Spalletti non è un miracolo: è un progetto di calcio e di uomini. Sì: sul gruppo che comanda da imbattuto sia il campionato sia il girone di Champions, con il migliore attacco in entrambe le competizioni, sono evidenti la mano, il cuore e l’anima del signor Luciano. Tattica e tecnica, certo, ma anche personalità, sacrificio, professionalità e partecipazione da moschettieri. E poi entusiasmo, rispetto e una sete di vittorie che sembra implacabile. Per la verità lui ne aveva sempre parlato, sistematicamente: ma sai com’è... Ora, però, è molto chiaro: il concetto di squadra, quella vera, ha la vista sul Golfo e le isole. Già, mancava da un po’ tra ammutinamenti, polemiche e problematiche contrattuali, ma poi è arrivata la rivoluzione e insieme anche Kvaratskhelia, Kim, Raspadori, il Cholito e tutti gli altri uomini dell’allenatore. Un ragazzino di 63 anni, 64 il 7 marzo, che potrà anche non avere una casa - nel senso di soggiorno, camere e cucina - ma che da queste parti ha messo radici e portato linfa. Ha seminato, piantato e annaffiato: la cultura contadina esibita con fierezza più il talento. Il suo e quello dei giocatori. Direbbe Spalletti in lingua toscana: qui si vince e soprattutto si perde tutti insieme. E finora, a furor di scaramanzia, al massimo s’è pareggiato.

Da record

E allora, la fiera degli aggettivi: Napoli spettacolare, spaziale, internazionale, speciale, straripante, dominante. Ma si, s’è detto di tutto da quando è cominciata la cavalcata che tra la Lazio e il bis con i Rangers ha finanche riscritto la storia: dodici vittorie consecutive tra la Serie A (7) e la Champions (5) sono un record nella storia del club. E per la verità non era mai anche accaduto di conquistare la qualificazione agli ottavi di coppa con due giornate di anticipo. E ancora: il Napoli è l’unica squadra d’Europa a comandare ovunque da imbattuta - campionato e girone europeo - con il miglior attacco: 46 gol complessivi, 26 e 20, e 16 marcatori diversi. L’ultimo, il debuttante di Champions di nome Ostigard, ha tra l’altro realizzato la rete numero 100 del Napoli nella competizione. Sin da quando si chiamava Coppa dei Campioni: se anche gli esordienti lasciano tracce del genere, beh, qualche domanda bisogna cominciare a porsela.

Il progetto

Non è un caso. No: ciò che accaduto negli ultimi 53 giorni di calcio puro non è una casualità. Il ds Giuntoli ha costruito un gruppo davvero forte e completo in tutti i reparti, con punte di genialità nelle scelte di Kvara e Kim, ma Spalletti ha fatto il resto. Partendo da un presupposto: ha prima allenato menti e anime e poi tattica e tecnica. Il Napoli che vince e fa sognare, che si candida per lo scudetto e in Champions non si pone limiti e neanche deve temerli, è una squadra ricchissima di talento, soluzioni, maturità e magari anche un paio di fenomeni, ma soprattutto è un gruppo di uomini. Immagine simbolo: mercoledì con i Rangers, sul 2-0, è andata in scena un’aggressione collettiva di tale intensità che gli scozzesi non riuscivano a mettere cinque passaggi in fila. Pazzesco. Davvero. O forse no: Spalletti ne ha sempre parlato e quindi ci ha sempre lavorato. Dicevamo, non è un miracolo: è un bellissimo progetto di calcio.


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