Napoli in ansia, Kvaratskhelia in grande difficoltà

La stella georgiana sta vivendo il momento più difficile da quando è arrivato: è in dubbio per la sfida con il Braga
Napoli in ansia, Kvaratskhelia in grande difficoltà© LAPRESSE
Antonio Giordano
4 min

NAPOLI - Il marziano è sparito: chi ha incastrato KK? Ma, soprattutto, dov’è finito? Inghiottito dentro un dribbling di troppo, confinato ai margini di se stesso, Kvara non si vede, come se fosse evaporato dentro una nuvoletta, lasciando di sé solo le bollicine: Mvp significa che sei stato il più bravo, il più bello e, nel suo caso, persino il più buono, si direbbe un fuoriclasse - e si dica pure - perché per un anno intero, mica per un giorno o una notte, ha riempito il calcio del suo talento. E poi svanito il suo mentore, quel gran genio del Luciano, Kvara si è dissolto: non segna come una volta, anzi non segna più, neanche le cose semplici, come a Torino, uno di quei palloni che una volta avrebbero rappresentato una sentenza.

Kvaratskhelia a rischio con il Braga

Ci sono momenti in cui bisogna rassegnarsi o reagire, perché contro il destino rischia di essere inutile accapigliarsi: Kvara appartiene a quelli che, a prescindere, scelgono la seconda opzione e aspettano che passi la nottata. È tutto scritto da qualche parte che adesso deve andare così, un problema sull’altro, e l’influenza che l’ha fermato ieri, niente allenamento ed un pizzico di preoccupazione per il Braga, rientra nel periodaccio da dribblare come nel suo semestre abbagliante e tutto da godere.

Kvara, meno prolifico in zona gol

Kvara si è fermato a Bergamo, la prima di Mazzarri, una luce nel tunnel, un gol, poi si è inabissato ancora: quest’anno ne ha segnati quattro, due in meno della passata stagione, quando alla dodicesima dovette fermarsi per lombalgia. Ma Kvara non si è ancora presentato in Champions League, la terra di conquista dell’autunno del 2022, riempita di due reti e di tre assist, addobbata di uno show dietro l’altro, gonfiata con quella genialità che poi l’ha anche trascinato tra i primi trenta candidati al Pallone d’Oro, visto da vicino, da quel diciassettesimo posto che ha un peso, eccome se ce l’ha.

Kvara, che errore con la Juve

Torino, l’8 dicembre, venerdì, quello probabilmente non è Kvara, perché altrimenti farebbero altro, ciò che gli viene naturale, anche semplice: e invece, quando gli arriva il pallone (delizioso) da Osimhen, con un controllo impreciso e però neanche esageratamente imperfetto, allunga il passo, pensa chissà cosa, avanza eccessivamente, si lascia stregare da Szczesny ma soprattutto dalle proprie paure, che in genere - con quella espressione da scugnizzo - non gli sono mai appartenute e infine la sistema in curva, mica all’incrocio. È in quell’istante che Kvara si è eclissato, insensibile verso una partita che ha smesso di essere la sua ed è diventata uno scontroso braccio di ferro con se stesso, alla ricerca di una soluzione sfilata nella nebbia.

La solitudine del georgiano

Però Kvara, e si è visto, è quello dell’anno scorso: adesso ha perso Olivera o Mario Rui, che allargano la difesa degli altri e gli consentono di tagliare verso il centro oppure di riprovarci, andando all’uno contro uno esterno; e poi per un bel po’ non ha neanche avuto Osimhen, che allunga le retroguardie degli avversari, gli spalanca zone di accesso che in questi cinque mesi sono diventate inaccessibili.

Kvara insegue Kvara

Napoli-Braga vale l’ottavo di finale ma, soprattutto, è un balsamo per curarsi le ferite di questa stagione che ha devastato l’anima di chiunque, Kvara incluso: si gioca domani, martedì 12 dicembre, quattordici mesi esatti dall’ultima rete in Champions League (con l’Ajax) di quel fenomeno paranormale capace di sedurre il calcio internazionale: 426 giorni, Kvara cerca semplicemente Kvara.


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