Garcia: «A Roma non so se sia più importante Totti o il Papa»

Il tecnico giallorosso: «L’obiettivo è di qualificarci per gli ottavi di Champions League»
Garcia: «A Roma non so se sia più importante Totti o il Papa»© ANSA
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ROMA - «Abbiamo fatto un mercato di qualità, Digne è molto motivato e felice di essere qui. Ora voglio vincere dei titoli con la Roma e in Europa l’obiettivo è di qualificarci per gli ottavi di Champions». Rudi Garcia è carico e pronto a ricominciare. Dopo la vittoria sulla Juve e la pausa per le nazionali, la Roma torna in campo sabato a Frosinone. «So che le stagioni con competizioni internazionali come il Mondiale o l’Europeo sono particolari - spiega il tecnico a RMC SPORT - L’anno in cui sono arrivato a Roma per esempio abbiamo recuperato un ragazzo come Maicon, tutti dicevano che fosse un giocatore finito e invece con l’obiettivo del Mondiale ha fatto una stagione straordinaria. So che per tutti i ragazzi europei che hanno l’obiettivo di andare nelle rispettive Nazionali sono ancora più stimolati».

TOTTI, IL PAPA E DZEKO - Garcia fa i complimenti a Totti. «Il capitano è incredibile. È un giocatore straordinario sia in campo che fuori dal campo. I grandi campioni, tra cui c’è ovviamente Francesco, sono anche degli uomini umili, che pensano al collettivo della squadra, sono persone semplici. A Roma non so se sia più importante Totti o il Papa, ma lui continua a pensare al bene della squadra, per lui la maglietta della Roma è come una seconda pelle. È per questo che alla sua età riesce ancora ad avere piacere a giocare, ad allenarsi. È ancora un giocatore importante. So che uno dei miei obiettivi è vincere un titolo con lui, con il mio capitano. Giocare insieme a Dzeko? Contro squadre che sono in campo con la difesa a cinque si potrebbe fare utilizzando il 4-3-3. Altrimenti potrebbe giocare Francesco dietro Edin, ci stiamo lavorando molto». 

LA ROMA NEL CUORE - Sull'ipotesi di guidare la nazionale francese, Garcia precisa: «In futuro si vedrà, per adesso non ho ancora pianificato nulla. Voglio sempre restare nei miei club, quando ero a Lille stavo benissimo e credevo di restarci per tutta la mia carriera, è la stessa cosa qui a Roma. Noi allenatori francesi non siamo in tanti a lavorare all’estero nei campionati maggiori. C’è Wenger all’Arsenal e poi ci sono io, ma approfitto per dire che la scuola francese è di qualità, se sono arrivato fino a qua è anche perché sono stato formato bene in tutti i club in cui ho potuto lavorare prima e acquisire maggiore consapevolezza. Allenare all’estero è una bellissima esperienza, ho imparato l’italiano, a Roma ho scoperto non solo una città fantastica ma anche la cultura italiana. L’Italia è un paese veramente bello a tutti i livelli. Io sono francese anche se oggi a tutti gli effetti mi sento romano. Qui c’è un amore da parte dei tifosi decisamente notevole».


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