ROMA - Edin Dzeko, il bomber inceppato. Sì, inceppato. Dal 30 agosto scorso, da quel salto in alto, più in alto di Chiellini e Bonucci, per il secondo gol, decisivo, della Roma all'Olimpico contro la Juventus. Poi nulla, il suo score è fermo lì. Ha spesso giocato bene, vivo, forte fisicamente, ma senza quello spunto di brillantezza che l'infortunio gli ha portato via. Sempre presente nella manovra della squadra, pronto nelle sponde, vivace di testa e di piede, come nel tacco per l'assist a Maicon contro l'Udinese. Fino a ieri, quando sulla palla che andava solo spinta in rete al 23' l'ha visto impigrirsi sul riflesso e farsi anticipare dalla spaccata più reattiva di D'Ambrosio. E poi nel secondo tempo, sulla delizia di Maicon, che l'ha cercato e trovato con una pennellata d'autore: ok lo stop, ma gran lentezza per girarsi e, soprattutto, la sensazione dell'istinto da killer d'area un po' appannato.
DZEKO E IL GOL - Lui, Edin Dzeko da Sarajevo, i gol li ha sempre fatti, da centravanti puro, ma sempre propositivo verso la manovra. Uno che ama giocarsi la palla, senza mai aspettare il 'golletto' facile, buono solo per incrementare il tabellino personale. Un attaccante moderno, che nonostante l'altezza ha un piede raffinato e ama pure sfidare i difensori nell'uno contro uno.
DIREZIONE BUNDESLIGA - Studiando la sua carriera viene fuori che gli approcci di Dzeko ai cambiamenti di campionato non sono mai felicissimi. Quando nel 2007 fu ingaggiato dal Wolfsburg, proveniente dalla Repubblica Ceca, Edin era solo un ragazzino 21 enne. Chiaramente non era il titolare per Magath: il primo gol arrivo a settembre inoltrato contro l'Energie Cottbus e poi replicò tre turni dopo contro l'Hansa Rostock.
VIAGGIO IN PREMIER - Arriviamo al 2010/11, quando la sua annata la gioca su due tavoli: prima parte e 10 gol al Wolfsburg, seconda al Manchester City, che lo compra a gennaio. L'esordio del bomber venuto dalla Germania avviene il 15 di gennaio del 2011 col Wolverhampton. Il primo gol tarda, addirittura il 25 di aprile, il secondo ed ultimo nella gare finale del campionato, a fine maggio. Poca roba insomma, pochissima, per uno che evidentemente soffre l'ambientamento a un nuovo calcio.
SERIE A - Ora la Roma, come detto, il salto in alto contro la Juventus, il piede raffinato, il sacrificio per la squadra, l'attesa dei tifosi. La storia di Edin Dzeko insegna: basta attenderlo, poi lui non delude.