Diego Perotti, la Roma cala il jolly<br />  

In due partite l'argentino ha collezionato un assist e un gol. Talento da trequartista, Spalletti non lo toglie più
Diego Perotti, la Roma cala il jolly
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Guido D'Ubaldo
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ROMA - Diego Perotti si è preso la Roma. Le ha dato una fisionomia, l’ha migliorata insieme con gli altri due acquisti di gennaio, El Shaarawy e Zukanovic. Niente a che vedere con Ibarbo, Doumbia e Spolli, arrivati nel gennaio scorso e bocciati e finiti nel dimenticatoio molto in fretta. Perotti è entrato in squadra prepotentemente, subito titolare contro il Sassuolo (assist per la rete di El Shaarawy), due giorni dopo il suo arrivo, confermato nella partita successiva contro la Samp, in gol nella sua gara di esordio all’Olimpico. Perotti è stato una scommessa vinta da Preziosi. Ha preso per 350.000 euro un giocatore che era finito fuori dal grande calcio a causa di una serie di infortuni muscolari e lo ha rivenduto alla Roma per dieci milioni. La carriera di Perotti è stata sul filo: ha rischiato di chiudere con il calcio a venticinque anni: troppe lesioni muscolari, troppe ricadute. Un problema del quale non si riusciva a trovare una soluzione. Andò a farsi operare a Chicago all’ernia del disco, perché sembrava che gli infortuni muscolari dipendessero dalla schiena. Invece niente. Da Siviglia se ne era tornato in Argentina, nel Boca Juniors, la stessa squadra del padre. Hugo, soprannominato El Mono, aveva giocato con Maradona nella squadra fondata dagli emigranti genovesi a Buenos Aires, ma smise a venticinque anni, a causa degli infortuni e di una vita non proprio da professionista. El Monito, vale a dire il figlio di Hugo, ha temuto di fare la stessa fine, dopo due presenze per trenta minuti complessivi nel Boca è tornato al Siviglia che se n’è liberato a prezzo di outlet, ma in Italia è risorto. Sarà sempre grato al Genoa che ha creduto in lui, quando cominciava a pensare di dover fare un altro mestiere.

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