Roma, ecco perchè Totti era in buona fede

L'editoriale del Direttore del Corriere dello Sport-Stadio Alessandro Vocalelli sul caso Totti
Roma, ecco perchè Totti era in buona fede© ANSA
Alessandro Vocalelli
4 min

ROMA - Avrà da fare James Pallotta per ricucire la questione Totti. Perché non è vero che dietro ci sia una strategia societaria e perché il club - che magari avrà altre colpe - stavolta non ha potuto e non avrebbe potuto soffocare preventivamente l’incendio. Dicono: i dirigenti dovevano impedire a Totti di rilasciare l’intervista alla Rai. E se l’avessero fatto? Cosa staremmo adesso a dire? Che la Roma, dopo aver limitato Totti sul campo, gli nega anche di parlare. No, la storia stavolta è chiara, fin troppo chiara. E riguarda un allenatore che gode (giustamente) di un fortissimo credito e lo utilizza per marcare la differenza: lui, e solo lui, è il padrone di Trigoria. Si spiegano così i rimproveri in diretta televisiva a Florenzi, le spiegazioni a bordo campo a Manolas e Rüdiger.

Per marcare ancora di più il territorio, Spalletti non ha perso occasione per ribadire ad ogni conferenza un concetto apparentemente inattaccabile: io alleno la Roma, non alleno i singoli. Io alleno il presente, non alleno la storia. Proprio questa ossessiva ricerca, della concretezza e del realismo, ha finito però per far crescere il malumore di Totti. Che si è sentito, comprensibilmente, messo sotto pressione e ha giudicato i cinque minuti contro il Real come la classica goccia capace di far traboccare il vaso. La sensazione è che Spalletti avrebbe potuto usare termini meno tranchant, perché nessuno più di lui sa quanto possano far male le parole: a lui capitò di essere considerato un opportunista per essere andato a parlare (nella precedente avventura giallorossa) con i dirigenti del Chelsea.

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E l’altra sensazione è che Totti abbia calcolato male i tempi della protesta e anche nella forma abbia agito - sbagliando - in contrasto con il suo carattere: uno come lui, avrebbe potuto bussare alla porta di Spalletti e dirgli tutto quello che pensava. Chi però lo critica, continuando a ripetere il ritornello del calciatore che non può pretendere di giocare a 39 anni, dovrebbe semplicemente pensare una cosa: Totti ha parlato alla vigilia di una gara in cui sapeva che sarebbe andato in campo e in cui magari avrebbe potuto partecipare al festival di gol che sono arrivati col Palermo e di grandi emozioni, come il ritorno di Strootman. Insomma, la buona fede è evidente.

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Come la contraddizione dei suoi censori è chiara. Ed è altrettanto chiaro che la controreazione di Spalletti sia stata sproporzionata: ricordate un giocatore allontanato dal ritiro per un’intervista considerata sbagliata? Da qui, dall’enormità di quello che è successo, la Roma deve adesso ripartire. Sventolando l’unica bandiera che resta al calcio: il rispetto, sì, dei ruoli; ma anche della Storia.

VIDEO, ASCOLTA L'INTERVISTA AL TG1 DI TOTTI


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