Roma, sullo stadio cade la tegola della soprintendenza

Sotto vincolo la tribuna di Tor di Valle. Intanto è caos tra i 5 Stelle
Roma, sullo stadio cade la tegola della soprintendenza© ANSA
Marco Evangelisti
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ROMA - C’è un’autentica maledizione che incombe su questo vagheggiato e apparentemente impossibile stadio della Roma, ed è tornato a colpirlo venerdì 17. Ieri, una giornata in cui alla fine l’asfissia politica in cui sta affondando il Movimento 5 Stelle, incapace di decidere, è stata il meno. I post prima feroci e poi lievemente ammorbiditi di Roberta Lombardi, deputata nazionale, contro il progetto; la risposta secca di Beppe Grillo che la invitava a fare il deputato e a lasciar lavorare i consiglieri sulle questioni cittadine, il ripudio del leader sommo da parte dell’architetto Francesco Sanvitto, responsabile del tavolo urbanistico del movimento, il quale ha dichiarato a ÈliveRomaTv: «Se uno vale uno Grillo resti a Genova e si faccia i fatti suoi sullo stadio. Se il Campidoglio ratificherà il progetto così com’è, io andrò alla magistratura e mi porrò un problema nel restare nel M5S. Penso che se lo porranno anche molti altri»

PASSO INDIETRO - E’ stato il meno, appunto. Il peggio è arrivato in serata. Colpo di scena e al cuore stesso del progetto. Lì non si può costruire praticamente nulla, ha detto la soprintendenza all’archeologia, le belle arti e il paesaggio per il Comune di Roma. Al costruttore Luca Parnasi, proprietario del terreno attraverso la società Eurnova, è stata recapitata la comunicazione «di avvio del procedimento di dichiarazione di interesse culturale» della porzione ancora esistente dell’ippodromo di Tor di Valle. La tribuna disegnata dall’architetto Julio Garcia Lafuente, definita unica al mondo nella struttura e nella progettazione, preziosa per l’inserimento nell’ambiente circostante, insomma sottoposta a vincolo diretto e indiretto. In parole povere l’area intorno a quella tribuna e all’intera pista dev’essere «lasciata libera da opere in elevato, ad eccezione di manufatti già esistenti, per i quali, in caso di sostituzione, non dovranno essere superate l’altezza e la densità attuali».

RITARDI -  Viene facile capire che in queste condizioni il progetto dello stadio e del resto diventa complicatissimo da realizzare: il territorio interessato non è enorme (le scuderie per esempio restano fuori), ma il vincolo richiederebbe modifiche profonde all’architettura generale. La Roma e Parnasi ovviamente presenteranno ricorso, forti anche di due pareri precedenti che invece ammettevano sia l’abbattimento della tribuna (peraltro oggi inaccessibile e in gran parte spogliata dei materiali riutilizzabili) sia l’edificazione della zona circostante. La conferenza dei servizi non si ferma e arriverà alla scadenza naturale del 3 marzo, senza ulteriori proroghe: su questo la Regione Lazio è decisa. Significa che il club giallorosso continuerà a cercare l’accordo con il Comune sulle modifiche da apportare al progetto, farà in modo di ratificarlo nell’incontro in programma mercoledì prossimo e nel frattempo dovrà occuparsi di quest’altra grana. Si tratta di un procedimento, dunque potrebbe anche risolversi a favore della tesi della Roma e del costruttore, che hanno 80 giorni per presentare osservazioni o memorie scritte. Ma ci vorranno comunque quattro mesi. Il ritardo sui tempi previsti potrebbe essere lieve, se il vincolo venisse rimosso. Tuttavia è chiaro che la strada che porta verso la realizzazione dello stadio appariva ormai sgombra e invece è andata a ficcarsi in un campo minato. Il vincolo artistico da una parte, il groviglio ideologico dei 5 Stelle dall’altra. Difficile immaginare un venerdì 17 più venerdì 17 di ieri.


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