ROMA - Prima di lasciare lo stadio ha dispensato auguri veloci, sbrigativi, come quei passaggi che gli sono riusciti nel finale di partita, aprendo varchi di speranza nella difesa dell’Atalanta. Il solito finale, viene da aggiungere, perché ormai Francesco Totti gioca soltanto in due situazioni: 1) quando la questione è decisa, in un senso o nell’altro, e la Roma aspetta solo il fischio conclusivo dell’arbitro; 2) quando Spalletti non sa più a chi rivolgersi per sovvertire un copione tecnico e tattico definito.
ALTRI 4 MINUTI - Il caso 2) si è materializzato ieri, sul risultato di 1-1 che per la Roma significava addio certo ai sogni di scudetto. Spalletti ha richiamato Perotti e ha inserito il suo capitano (quasi) non giocatore. Era il minuto 86, ormai. Il tempo di un errore di misura, di una piccola manciata di intuizioni e il signor Giacomelli ha mandato tutti a casa, compresi i 35.000 tifosi delusi dell’Olimpico (ma che bello vedere tanti bambini allo stadio!). Totti praticamente non ha avuto bisogno di farsi la doccia. Non proprio la migliore celebrazione possibile per l’aggancio a Javier Zanetti al terzo posto delle presenze in A (615) di tutti i tempi.