Roma, Baldissoni: «Pensiamo ai nostri errori, non a quelli dell’arbitro»

Il direttore generale commenta il deferimento della società: «Pallotta non voleva sicuramente mancare di rispetto a nessuno»
Roma, Baldissoni: «Pensiamo ai nostri errori, non a quelli dell’arbitro»
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ROMA - I rimpianti non mancano, ma anche l'orgoglio per quanto fatto e la certezza che la strada intrapresa è quella giusta. In un'intervista rilasciata a Sky Sport 24, il direttore generale della Roma, Mauro Baldissoni, parla del cammino dei giallorossi nella massima competizione europea, cominciando dalla delusione per la mancata qualificazione in finale. «Ci mancherebbe che non ci sia rammarico, è evidente che quando si è in una semifinale di Champions League bisogna giocarla pensando di poter arrivare in finale e di meritarsela, è quello che hanno fatto i ragazzi, sicuramente il Liverpool, al di là degli errori commessi soprattutto all'andata, era una squadra alla nostra portata, da qui il rammarico, ma non si può ignorare quello che è stato il nostro percorso e quello che significa. Quello che rimane è la consapevolezza nei nostri mezzi, abbiamo avviato questo percorso avendo come impegno e obiettivo quello di portare la Roma fra le squadre più importanti d'Europa, un progetto ambizioso - ha spiegato Baldissoni -. Il presidente ha spesso utilizzato il termine Champions League Team, ovvero una squadra che deve giocare costantemente in questa competizione, ormai da 4 anni ci qualifichiamo ed eventi come quelli dell'altra sera sono le cosiddette pietre miliari, quelle che ti fanno misurare il percorso e ti fanno rendere conto dove sei arrivato. Questa è una pietra miliare verso il percorso di crescita che ci siamo dati e stabilisce il nostro nuovo punto di partenza, ovvero il pensiero di poter competere, la consapevolezza di giocare non come ospiti, ma con l'atteggiamento di chi ritiene di meritarsi l'accesso al turno successivo, è questo che deve rimanere per gli anni successivi».

IL RAPPORTO CON I TIFOSI - Il cammino in Champions e in generale la stagione della squadra di mister Di Francesco, ha in qualche modo ridotto le distanze tra tifoseria e proprietà. «Il lavoro che si fa deve avere un esito e l'esito è quello che dà il campo, sono i risultati che aiutano a riconoscere il lavoro che si fa e i risultati non nascono a casa, se si raggiungono è perché il lavoro che si è svolto nel tempo è eccellente, di conseguenza i tifosi non possono non apprezzarlo e riconoscerlo alla società - ha spiegato Baldissoni -. L'impegno non è mai mancato, a volte è difficile spiegare quello che si fa, ma quando si tocca con mano il livello che si raggiunge è tutto più semplice. Io in città ho sempre avvertito molto rispetto per il lavoro che si svolge, poi ci sono delle arene dove si fanno commenti magari piu' legati all'immediato, pero' ora vedo che c'è un po' di entusiasmo in più e in questa città c'è la necessità di sciogliere quella patina di inevitabile pessimismo.Piano piano si comincia a capire che certe cose che si sognano si possono anche raggiungere e questo aiuta anche nei rapporti con la società». Tornando alla doppia sfida con il Liverpool, da censurare il comportamento di certi pseudo-tifosi che ad Anfield hanno ridotto in fin di vita Sean Cox, 53enne tifoso del Liverpool. «E' chiaro a tutti che noi non abbiamo mai avuto momenti di esitazione, di distinguo ne' spazi per incomprensioni, il nostro messaggio era e resta chiarissimo, non tolleriamo qualsiasi concessione alla violenza, se chi va in giro per il mondo a seguire la Roma fa certi gesti pensando di avere meriti e crediti nel mondo della tifoseria, sappia che sono semplici gesti di vigliaccheria che, cosi' come la violenza, non puo' avere spazio intorno alla Roma, questo non cambiera' mai e non retrocederemo di un millimetro». 

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NESSUNA MANCANZA DI RISPETTO - Intanto è arrivata la notizia del deferimento Uefa per il presidente Pallotta che dopo la gara di ritorno ha conbtestato apertamente l'arbitraggio, invocando l'introduzione della Var. «Vedremo se ci sara' una sanzione, il presidente ha affermato un principio più generico, ovvero che per evitare errori si può usare la tecnologia invocandone l'adozione anche in Europa - ha spiegato Baldissoni -, magari gli sarà scappata qualche espressione più colorita in privato, frutto della frustrazione del momento, ma non voleva sicuramente mancare di rispetto a nessuno, soprattutto all'arbitro che è il primo a essere consapevole dell'errore quando sbaglia. Ma noi dobbiamo occuparci di far meglio quello che non facciamo bene, mi riferisco alla società, all'allenatore e ai giocatori, noi dobbiamo preoccuparci dei nostri errori, non di quelli degli arbitri, il rispetto non deve mai mancare altrimenti non possiamo continuare a giocare». (In collaborazione con Italpress)


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