Voeller esclusivo: “Mourinho unico, c’è un legame speciale con la Roma”

Il tedesco volante, doppio ex, alla vigilia della sfida di Europa League con il Bayer: “Semifinale aperta. Schick? Vi dico perché ha fallito in giallorosso”
Roberto Maida
6 min

Ha scelto di andare in ritiro, prima della partita che sente di più: Rudi Voeller è sbarcato a Roma da qualche giorno, raggiungendo la casa di famiglia che è a pochi chilometri dal centro sportivo di Trigoria. Un ritiro culinario. «Volevo prepararmi bene - scherza - il problema è che la cucina di mia moglie (Sabrina, che è romana, ndr) non è indicata. Quando vengo qua prendo sempre peso...». Domani ovviamente sarà allo stadio, in compagnia del ct tedesco Hansi Flick. I due ora lavorano insieme perché Voeller, dopo il Mondiale, è diventato il direttore tecnico della nazionale tedesca, pur restando legato al Bayer Leverkusen come membro del board del club. E allora non se la prendono i romanisti se... «Beh, dico la verità: tifo Bayer. La Roma è un pezzo della mia vita ma spero tanto che la nostra squadra possa raggiungere la finale. Abbiamo vinto una Coppa Uefa negli Anni 80 ma ormai è passato tanto tempo».

Rudi, d’accordo la scelta del cuore che è anche professionale. Ma proviamo a immaginare chi vince.

«Non c’è una favorita. Parlo della semifinale ma anche per la conquista dell’Europa League. Siamo tutti più o meno sullo stesso livello, anche Siviglia e Juventus. Non è come in Champions, dove credo che la vincente tra City e Real Madrid poi festeggerà il titolo».

La Roma è tormentata dagli infortuni. Mourinho è molto preoccupato.

«Ho visto. Ma la loro assenza principale alla fine sarà Smalling, che è un grande difensore. E a noi manca il centravanti, che voi conoscete bene: Schick».

Schick alla Roma non ha lasciato un grande ricordo.

«Con noi l’anno scorso ha segnato 24 gol in Bundesliga, due in più di Haaland. Parliamo spesso in italiano della sua avventura romana: secondo me non ha funzionato perché non ha quasi mai giocato nel suo ruolo. Lui è una prima punta e basta».

Adesso qual è il giocatore che può fare la differenza per il Bayer?

«Io punto molto sul nostro talento tedesco, Florian Wirtz. Ha appena compiuto 20 anni ma rappresenta presente e futuro della Germania. Non ha giocato in Qatar perché aveva il ginocchio rotto ma adesso è tornato».

Come giudica il momento delle due squadre?

«La Roma può ancora entrare in Champions attraverso il campionato, il Bayer no. Questo è un vantaggio per noi, che possiamo concentrarci solo su questa semifinale. Ma il vantaggio maggiore è un altro».

Quale?

«Il nostro campionato è a 18 squadre, il vostro a 20. C’è una grande differenza a questo punto della stagione. Si arriva allo sprint con quattro partite in meno nelle gambe. Penso alla scorsa settimana: la Roma ha giocato a Monza e poi sabato con l’Inter, noi solo il derby con il Colonia che peraltro ha interrotto la nostra imbattibilità».

Xabi Alonso sta facendo un ottimo lavoro a Leverkusen. Voeller, ha avuto una grande intuizione.

«Non è stata mia, ci tengo a dirlo. Dallo scorso giugno non sono più io a occuparmi delle questioni tecniche ma il mio amico Simon Rolfes, che è un ottimo direttore sportivo. Certamente come membro del board ho condiviso la scelta. Xabi parla tedesco grazie ai trascorsi nel Bayern e, anche se subentrato in corsa, ha saputo invertire la rotta. Se arrivi a una semifinale europea vuol dire che sei stati».

C’è chi giura che sia stato già chiamato da club di prima fascia.

«Ho sentito anche io delle voci, che in un certo senso ci gratificano. Ma sono convinto che resterà al Bayer anche il prossimo anno».

Lei della Roma cosa teme?

«Se giocherà, chiaramente Dybala sarà l’avversario più pericoloso. Ma la squadra ha un’ottima qualità media».

Cosa pensa di Mourinho?

«In assoluto è uno di quegli allenatori che hanno fatto la storia del calcio. Ma quello che ha costruito a Roma è davvero particolare: ha creato con l’ambiente un legame fortissimo. Riempire l’Olimpico in tutte le partite non è una cosa banale. E io lo so bene quanto pesi il tifo romanista. Spero di riprodurre il modello all’Europeo 2024, che stiamo organizzando in Germania: non saremo la nazionale più forte ma con l’aiuto del pubblico possiamo accorciare le distanze. Ne abbiamo bisogno dopo l’eliminazione dolorosa dell’ultimo Mondiale».

A proposito di tifosi, le ricorda qualcosa Lorella Cuccarini?

«E come dimenticare. Ahah. Vola, tedesco vola. Ogni tanto quando vengo a Roma i tifosi me la cantano ancora».

Perché è così amato a Roma, anche 31 anni dopo la sua ultima partita da calciatore?

«Sai che non lo so... Io posso dire di aver amato e di amare ancora molto Roma e la Roma. E’ sempre un piacere tornare. Se ci battono in semifinale, chiaramente tiferò per loro a Budapest».

Eppure la sua esperienza da allenatore è stata quasi drammatica, nel 2004.

«Io sono uno che non è capace di dire di no quando il cuore chiama. E’ successa la stessa cosa adesso con la nazionale tedesca. Mi sono preso una bella responsabilità ma dopo essere stato giocatore e ct, potevo rifiutare una proposta nel momento di difficoltà? Così è stato anche con la Roma: mi telefonarono il mio amico Bruno Conti e Totti, c’era bisogno di un aiuto dopo l’addio di Prandelli. Accettai».

Perché andarsene dopo quattro partite allora?

«Perché mi resi conto velocemente di non essere la persona giusta. In quel momento la Roma aveva bisogno di un allenatore italiano, che conoscesse bene gli avversari. Era giusto così».


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