Mourinho in procura: cosa ha detto a Chiné e come è andata

Novanta minuti di udienza con il procuratore federale. Un confronto positivo tra le parti
Jacopo Aliprandi
4 min

ROMA - José Mourinho ieri sera, intorno alle 19, ha cambiato idea e ha deciso di parlare. Fino a qualche ora prima aveva scelto di trascorrere una vigilia di campionato in silenzio, per concentrarsi esclusivamente sulla squadra senza quindi pensare alle vicende extra campo. Poi l’improvviso dietrofront per programmare la conferenza stampa per le 14 di oggi. Tutto questo subito dopo aver terminato l’udienza di un’ora e mezza con il procuratore federale Giuseppe Chiné. Novanta minuti, ironia della sorte: una partita giocata stavolta lontano dal campo per provare a evitare una stangata da parte dell’organo di giustizia sportiva dopo lo sfogo nella conferenza stampa di una settimana fa prima del Sassuolo. Un’udienza voluta fortemente dal tecnico - supportato mai come stavolta dalla Roma - per cercare di chiarire la situazione e spiegare a Chiné (ormai un volto familiare) che nelle sue dichiarazioni di una settimana fa non ci fosse accanimento verso l’arbitro Marcenaro né tantomeno verso Berardi. Soltanto una critica sui precedenti confronti con il direttore di gara (quarto uomo, ai tempi degli scontri con Mou) e con l’attaccante del Sassuolo. Critica non gradita né dagli organi arbitrali, non sereni per la condotta dell’allenatore in queste stagioni in giallorosso, né dal club emiliano che ha naturalmente difeso il proprio tesserato.

Accusa e difesa

Negli atti spediti a Trigoria qualche giorno fa è stata contestata la violazione dell’art. 4 del codice di giustizia sportiva, quello che cita lealtà, probità e correttezza, nonché il 37 del regolamento del settore tecnico, che impone agli allenatori di “essere esempio di disciplina” oltre che “ispirare la loro condotta al principio della deontologia professionale”. Per la procura è degno di sanzione il comportamento che porta a dire di un arbitro «non ha la stabilità sufficiente emozionale per una partita di questo livello» ma anche di un giocatore (Berardi) «è troppo quello che fa per prendere in giro tutti, per prendere i gialli, rigori inesistenti, espulsioni. È troppo». Alle accuse verso Mourinho è arrivata la difesa della Roma, compatta nel difendere il proprio tecnico, reo per il club di aver espresso un giudizio scevro da qualsiasi accanimento e figlio di una valutazione nel pieno del diritto di critica. 

L'udienza

Ed è ciò che è stato detto anche da Mourinho ieri a Chiné, supportato naturalmente dal lavoro degli avvocati Antonio Conte e Daniele Muscarà in un’ora e mezza di dialogo (niente portoghese, tutto in italiano) tra le parti. Una “partita” giocata a ritmi bassi, con grande serenità e con un confronto che potrebbe anche rivelarsi costruttivo per il prosieguo della stagione. Quella chiaramente extra campo ma che coinvolge il tecnico direttamente e che poi si riversa naturalmente anche sulla squadra. Perché ormai tutti hanno chiaro quanto sia importante, anzi, fondamentale, per il gruppo avere Mourinho in panchina. Così il dialogo positivo di ieri tra lo Special One e Chiné potrebbe portare anche a una svolta sicuramente più “soft” dell’intera vicenda. L’ombra della squalifica a tempo è sempre in agguato (e questa riguarderebbe probabilmente le gare di inizio 2024), la portata della sanzione però potrebbe anche essere più lieve rispetto alle prime ipotesi. Non resta che aspettare Mourinho e la sua conferenza. Di certo mai banale.  


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