ROMA - Il Getafe, dopo una laboriosa trattativa, è riuscito a convincere l’Atletico Madrid. I contatti sono proseguiti per qualche settimana, tra segnali positivi e intoppi, ma alla fine è stato raggiunto un accordo per il passaggio di Amath Ndiaye al piccolo club della provincia di Madrid, guidato dal costruttore Angel Torres Sanchez e promosso in Liga a giugno grazie allo spareggio vinto contro il Tenerife. La formula è quella della comproprietà: tre milioni di euro per il 50% del cartellino. Amath Ndiaye è un’ala sinistra, è senegalese, ha ventuno anni e in estate Diego Simeone lo aveva convocato per il ritiro e per le amichevoli all’estero: è stato proprio il tecnico argentino a consigliare al presidente Enrique Cerezo di non cederlo a titolo definitivo.
IL CAMMINO - Punta esterna da 4-3-3, c'è curiosità intorno alla sua prima stagione nella Liga: dribbling, cambi di marcia, tecnica raffinata, progressione, agilità, un metro e 73. E’ nato il16 luglio del 1996 a Pikine, nella regione di Dakar, ma è cresciuto in Spagna: è entrato a quattordici anni nel settore giovanile del Valladolid, ha giocato in prestito al Parquesol e nel 2014 è stato preso dall’Atletico Madrid. Con i “colchoneros” si è fatto apprezzare anche nella Youth League, la Champions Under 20 organizzata dall’Uefa: otto presenze e tre gol (uno alla Juve) nel 2014-15.
IL SENEGAL - Amath Ndiaye era rientrato all’Atletico alla fine di giugno: nella scorsa stagione ha sfiorato la promozione con la maglia del Tenerife, club che lo aveva preso in prestito: trentantove presenze, dodici gol, due doppiette (al Rayo Vallecano e all’Elche) e quattro assist in “Segunda Division” (la serie B spagnola). I tifosi del Getafe si aspettano i gol per la salvezza anche da Amath, titolare nelle prime due giornate di campionato (0-0 con l’Athletic Bilbao e 0-1 con il Siviglia). Centottanta minuti in campo, da ala sinistra nel 4-1-4-1 di Pepe Bordalas. Indossa la maglia numero 23 e sogna un posto nel Senegal: il ct Aliou Cissé ha cominciato a seguirlo. La prossima sorpresa, per Amath, potrebbe essere rappresentata proprio dalla convocazione in nazionale.