Blade Runner 2049, Denis Villeneuve: «Non temo i paragoni, è il mio miglior film»

Il regista canadese è intervenuto a Roma per presentare il sequel del capolavoro della fantascienza targato Ridley Scott: «Le atmosfere cupe, il tono melanconico: ho provato a rievocarli ancora una volta»
Blade Runner 2049, Denis Villeneuve: «Non temo i paragoni, è il mio miglior film»© ANSA
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ROMA - Blade Runner 2049 si annuncia come un gran bel film. E questo nonostante il divieto di spoiler che impedisce di scriverne nel dettaglio dopo i venti minuti di footage e l'incontro con il regista e una delle attrici (Sylvia Hoeks) a Roma. Il film di Denis Villeneuve, sequel di Blade Runner, il cult del 1982 di Ridley Scott, ha insomma le atmosfere giuste, proprio come l'originale, "Tono melanconico, molto fumo e sentimenti profondi", parola del regista canadese. In più c'è la pioggia, una nuova generazione di replicanti e un mondo ancora più sporco grazie al disastro ambientale. "Blade Runner è stato per me fondamentale - spiega Villeneuve (che lo ha visto a 15 anni) -. Per il suo impatto visivo è stato proprio questo film che mi ha spinto a fare il regista".

Sceneggiatura di Hampton Fancher e Michael Green, basata sui personaggi del romanzo di Philip K. Dick Il cacciatore di androidi e protagonisti Ryan Gosling, l'agente K, e Harrison Ford, che riprende il ruolo di Rick Deckard.

Ma nel cast del film (152 minuti), in sala dal 5 ottobre con la Warner Bros, anche Robin Wright, Dave Bautista, Ana de Armas e Jared Leto. Di scena nel film, che ha come produttore esecutivo proprio Ridley Scott, l'agente K della polizia di Los Angeles che scopre un importante segreto che potrebbe minare le sorti dell'intera società. K si mette così alla ricerca di Rick Deckard, ex blade runner scomparso da oltre trent'anni. "Non ho accettato a cuor leggero di fare questo film cult - spiega oggi a Roma il regista di Arrival -. Volevo essere sicuro di fare qualcosa che fosse accettato dai suoi fan, che fosse da una parte rispettoso dell'originale, ma anche diverso. Comunque - conclude - il cinema è arte. E non c'è arte senza rischio". Certo come si vede in 'Blade Runner 2049': "il clima è ulteriormente degenerato. Si è dovuto addirittura alzare un muro perché l'oceano non invada la città di Los Angeles. «E poi - aggiunge il regista - c'è stato anche un black out che ha distrutto di colpo tutta la memoria digitale e riportato il mondo all'analogico. Un modo questo di raccontare un mondo senza social, dove tutti oggi si specchiano come delle scimmie, e riportare l'uomo indietro alla natura. Volevo che i miei eroi mettessero le mani nel fango».

La scelta di Ryan Gosling? «Era perfetto nel ruolo dell'agente K. Non ho avuto alcuna difficoltà a convincerlo a fare questo thriller esistenziale. Amo gli attori con carisma - continua -. Attori come Clint Eastwood che recitano anche quando non battono ciglio. E poi Gosling è in ogni sequenza del film, mi ci voleva un attore con le spalle forti». «Interpreto una sorta di Audrey Hepburn in preda alla Lsd - spiega la Hoeks che ha lavorato con Tornatore in La miglior offerta -. Il Blade Runner di Scott è un film che ebbe su di me un enorme impatto. E poi c'era Rutger Hauer, un eroe nazionale per me che sono olandese».


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