Benedetta Follia, Carlo Verdone e Ilenia Pastorelli al Corriere dello Sport.it

Il grande attore è stato ospite della nostra redazione per un'intervista esclusiva. Con lui abbiamo parlato di cinema e sport, fino alla sua amata Roma
Benedetta Follia, Carlo Verdone e Ilenia Pastorelli al Corriere dello Sport.it
Simone Zizzari
7 min

ROMA - La prima immagine di Carlo Verdone al Corriere dello Sport è l'immagine di Salah sorridente dopo un gol immortalato sulla prima pagina di un'edizione di due anni fa appesa sulla parete della nostra redazione. Lui la guarda e, stingendosi un pugno fra i denti, esclama a modo suo: "Ma come se fa a vende uno così". E' l'amarezza di un tifoso della Roma ferito dopo un inizio di stagione carico di aspettative e un dicembre-Caporetto a tranciare di netto ogni speranza di grandezza. "Succede tutti gli anni, ormai", come il giorno della marmotta che si ripete all'infinito. 

Intervistare Verdone è come intervistare Roma. In 40 anni di carriera ha raccontato la capitale come nessun'altro attraverso personaggi entrati nella leggenda. I tic e i difetti tutti romani narrati attraverso uno sguardo, un gesto, una sequenza che ha strappato il sorriso ad ognuno di noi, almeno una volta nella vita. 

Ha fatto lo stesso anche questa volta, Verdone. Il suo 'Benedetta Follia' strappa risate ad ogni sequenza grazie ad una storia leggera dalla comicità elegante e poetica (non per nulla ha già trionfato al botteghino nel primo weekend raccogliendo più di tre milioni e mezzo di euro). E' il racconto di Guglielmo, una persona solare che è costretta dalla vita a rinchudersi in un'ordinarietà estrema quando si ritrova a dover gestire un negozio di abbigliamento per alti prelati. A salvarlo arriva lei, Luna, verace ed irrefrenabile commessa che gli cambierà la vita grazie anche all'aiuto dei social network. 

Luna è interpretata da Ilenia Pastorelli, la ragazza rivelazione del cinema italiano, una sorta di Re Mida al femminile. Due film all'attivo e due premi già conquistati: il David per "Lo chiamavano Jeeg Robot" e il ruolo da protagonista accanto al mostro sacro Verdone. «Se al terzo tentativo vincerò Oscar? Non esageriamo, ne ho di strada da fare». Intanto però è già pronta a volare a Parigi per un film francese che la lancerà anche in Europa («Sto studiando la lingua da quattro mesi, non è facilissimo»). Verace prima che coatta, tanto genuina da trarre in inganno. Ilenia è anche una bravissima attrice, «capace di fare delle straordinarie improvvisazioni sul set», ha detto di lei Verdone che l'ha paragonata un po' ad Anna Magnani e un po' alla Sora Lella. Mica male come biglietto da visita. «Io però mi sento più vicina alla seconda, metto un po' di romanità in tutte le parti che faccio», ha detto la Pastorelli. 

Ma se inviti Verdone non si può non finire a parlare di Roma. Però quella giallorossa, quella che a settembre ti illude e poi... «La società americana non ha i soldi da investire a quanto sembra. Abbiamo fatto partire Salah che per me è stata una follia. In un colpo solo hai perso due giocatori: l'egiziano e Dzeko che senza di lui non segna più. Il problema di questa squadra è che non riesce più a far gol». Verdone parla da tifoso tradito e non si mette mai sulla difensiva. «Anche il caso Nainggolan lo avrei gestito in un altro modo, lo avrei fatto giocare e poi gli avrei fatto una multa parecchio più salata. Nainggolan come gli altri giocatori sono degli esempi per i ragazzi e non puoi abituarli da subito a diventare una baby gang. Detto ciò ha chiesto scusa e quindi perdoniamolo. Basta che non accada più».

Il momento in cui Verdone si è sentito più soddisfatto da tifoso è stato l'anno dello scudetto, quando alla Roma c'era Fabio Capello: «L'arrivo di Batistuta fu fondamentale in quell'annata e non scordiamoci dell'apporto di Tommasi, il vero dodicesimo uomo in campo».

A proposito di Tommasi, ecco arrivare l'endorsement di Verdone: «Sarebbe il perfetto presidente per la Figc. E' una persona serissima, di grande cultura. Un signore con gli attributi e lo vedrei alla grande in quella veste».

Bacchettate anche sul mercato: «Uno sforzo in più dopo la partenza di Salah andava fatto. Schick non lo conosco, non lo so giudicare ed è arrivato infortunato. La formazione della Roma di adesso è molto confusa e ho il timore che stia giocando fuori ruolo. Mi fido di Di Francesco e spero che possa rimettere in carreggiata la squadra - ha proseguito Verdone -. Confermo che quando è partito Salah ho rotto un cellulare e farei lo stesso anche in caso di addio di El Shaarawy, l'unico esterno offensivo vero che ci è rimasto. Se va via pure lui. Non capisco questa politica di vendere i giovani: anche Lamela lo abbiamo trattato come un ragazzino alle prime armi e lo abbiamo dato via troppo presto. Uno come lui non si deve vendere, sennò non si crescerà mai. Non parliamo poi di Pjanic, un giocatore fondamentale che avrebbe dato velocità nel nostro centrocampo così lento e dalla manovra così stucchevole. E io mi sarei tenuto stretto anche Paredes, un giovane dalle grandi potenzialità».

Non si può non parlare di Totti, l'idolo indiscusso di Verdone (e non solo): «Non lo sto vedendo felice in questo suo ruolo ma sono anche i primi mesi e penso che la sua situazione non potrà che migliorare. Lui avrà un ruolo fondamentale, dovrà motivare i giocatori ed essere l'educatore tattico di questi ragazzi senza esserne amico. Spero che lui sia un dirigente vero». 

Chiosa sullo sport al cinema: «Una commedia sulla Var? Non saprei, secondo me il calcio non si presta molto al cinema. Persino Sordi e Banfi non sono riusciti a trasmettere il bello di questo sport, i loro film erano piuttosto delle farse. La poesia sta nelle grandi imprese sportive, secondo me potrebbe funzionare ad esempio un film sui maratoneti o le grandi imprese umane contro la natura e la fatica».


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