The Bad Guy, se non la vedete peggio per voi. Recensione senza spoiler (anzi, uno solo)

La serie italiana, in streaming su Amazon Prime Video, affronta la mafia in modo non convenzionale, con un respiro internazionale. Lo Cascio e Pandolfi bravissimi
The Bad Guy, se non la vedete peggio per voi. Recensione senza spoiler (anzi, uno solo)
Mattia Rotondi
3 min

D’accordo: l’immagine del ponte sullo stretto di Messina che crolla è potente, iconica e provocatoria. Ha suscitato diverse polemiche. Ma The Bad Guy è molto molto di più di questo. Quindi, bene se serve a far conoscere la serie, a dare una motivazione per iniziare la visione, ma solo per questo. Perché la nuova serie di Amazon Prime Video è colma di invenzioni (visive, di scrittura, musicali), meno eclatanti ma altrettanto godibili.

Giuseppe G. Stasi e Giancarlo Fontana, gli autori, hanno dato vita ad un prodotto che giustamente ha un titolo dal sapore internazionale. Perché il respiro artistico di questa serie travalica l’Italia e si inserisce in una visione senza limiti nazionali. Per bloccare subito qualche possibile osservazione eccessivamente nazionalista (che con l’arte tra l'altro ha poco a che vedere), la serie è però italianissima in molti suoi elementi (anche qui: visivi, di gusto, musicali). La sua anima risiede nello Stivale ma le sue ambizioni sono lasciate libere di viaggiare per il mondo.

Il soggetto iniziale, un magistrato che indaga sulla mafia siciliana, rappresenta sulla carta qualcosa di visto e rivisto in tantissime salse. E invece quella di The Bad Guy è totalmente diversa: speziata, acida, dal forte sapore di novità.

L’approccio degli autori (compreso quello registico) scardina i canoni del racconto di mafia per andare a ricercare singoli tasselli che compongano un mosaico tridimensionale e sfaccettato (anche con forti elementi di pura "fiction").

Perché è bello

Il plot è sapientemente costruito, raramente si ha la percezione di poter anticipare cosa succeda nella scena successiva. Questo anche grazie ad un mood che spazia tra diversi generi, alcuni più classici, altri a cui siamo meno abituati se si parla di un prodotto italiano: la dark comedy (applicata alla mafia), che ricorda qualche volta un approccio alla fratelli Cohen e, qualche volta, alla Breaking Bad. In più la giusta dose di surrealismo, sia nella scrittura che nella regia. A proposito di regia: la costruzione delle immagini è ricercata, sofisticata e originale ma mai troppo invasiva. Menzione d’onore per la scelta di alcuni raccordi di montaggio davvero d’impatto.

Ottimo il cast, con Lo Cascio mattatore e soprattutto con una Claudia Pandolfi bravissima a caratterizzare un personaggio complesso e dalle forti tinte cupe.

Cosa non va

Poco. A trovare il pelo nell’uovo c’è forse un lieve calo di intensità a metà serie, ma è qualcosa che succede spesso nei prodotti a più episodi. E comunque viene velocemente superata dai due folgoranti capitoli finali. Forse un altro elemento da migliorare è qualche sviluppo un po’ atteso, ma nulla che pregiudichi la visione d’insieme.

Considerazione finale

Una nota a conclusione che potrebbe riassumere tutto: Amazon Prime e Indigo, quando esce la seconda stagione? E perché non subito?


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