Con Giovinazzi la Formula 1 torna a parlare italiano

Il terzo pilota Ferrari ha debuttato a Melbourne durante le qualifiche del GP d'Australia: una speranza per tutto il motorsport tricolore
Antonio Giovinazzi, il debutto in Formula 1: foto
Francesco Colla
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ROMA - Con un breve comunicato da Melbourne, Sauber ha illuminato la notte italiana: Antonio Giovinazzi sostituisce Pascal Wehrlein ad Albert Park. Il tedesco lo scorso luglio aveva fatto un brutto incidente durante la Race of Champions, rimanendo indietro nella preparazione necessaria ad affrontare la nuova stagione e le inedite monoposto, molto più fisiche rispetto alle vetture 2016. E non è detto nemmeno che riesca a rimettersi in forma per la Cina. 

OTTIMO DEBUTTO - Il talento di Martina Franca, terza guida della Scuderia Ferrari, aveva già sostituito Wehrlein al volante della C36 con motore Ferrari durante la prima sessione di test invernali a Barcellona. Ma un conto sono i test, un altro è un gran premio, fianco a fianco (o meglio dietro, ma va bene così) a Hamilton, Vettel e gli altri big del Circus. E poco importa anche che “Bon Giovi” abbia commesso un errore durante le Q1, andando lungo e facendosi soffiare il posto dal compagno di squadra Ericsson, mentre Wehrlein ai box tirava un sospiro di sollievo. Che se un esordiente, cui era stato comunicato la mattina stessa di dover guidare, fosse risultato il migliore dei piloti Sauber, i due titolari avrebbero sudato freddo. E in gara si vedrà.

RITORNO TRICOLORE - Perché vada come vada la vera notizia è che l’esordio di Antonio Giovinazzi sancisce il seppur momentaneo ritorno dell’Italia in Formula 1. Il Paese che ha dato i natali a Nino Farina e Alberto Ascari non viene rappresentato dal 2011, anno del contemporaneo ritiro di Jarno Trulli e Vitantonio Liuzzi. Il debutto di Antonio è dunque motivo d'orgoglio non solo per i famigliari e i compaesani, che già hanno lanciato il tormentone “tutti pazzi per Giovinazzi", ma per l’intera Italia a motore. 

UN SOGNO - Tanto più che Antonio è un ragazzo serio e con la testa sulle spalle. Arrivato dov’è arrivato col talento e la dedizione, non certo grazie alle risorse del padre Vito, il suo primo e accanito sostenitore. Classe 1993, s’è fatto tutta la trafila dei kart e la gavetta delle serie minori, prima del grande salto in GP2, col titolo sfumato per un soffio la scorsa stagione. Sembrava un altro talento destinato a non fare il grande salto, poi la chiamata Ferrari e l’opportunità con Sauber. “Un sogno che si realizza” ha commentato l’emozionato Antonio al termine delle qualifiche. Suonala ancora Bon Giovi

GP d'Australia: la griglia di partenza


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