I segreti della Ferrari sono sul mercato

S’accende l’interesse di Mercedes e Alpine su Binotto, un forziere di notizie e progetti della Rossa
Fulvio Solms
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Bisogna essere matti – ma matti di quelli veri – per essere al vertice di un team di Formula 1 e non vedere in Mattia Binotto un uomo-passepartout. La sua cartella – immagine metaforica, ché forse gli servirebbe un camion, o molti terabit di memoria – contiene tutti i più recenti progetti tecnici ma anche conoscenza di uomini, procedure, prassi, aspetti finanziari divenuti così importanti con il budget cap, e naturalmente gli inconfessabili segreti che la Ferrari ha, come ogni altra squadra. 
Chissà dunque dove finirà l'ingegnere reggiano, che dubitiamo si dedicherà alla vigna (con la “v” minuscola, of course).

Qui Mercedes

Toto Wolff lo chiamerà, se non l’ha già fatto. I due sono in ottimi rapporti e il manager austriaco da tempo vorrebbe sfilarsi dal ruolo di team principal che occupa dal 2013 per giocare a tempo pieno nel ruolo di businessman, peraltro con influenza anche sul Team Mercedes AMG F1 (ne è proprietario per un terzo, alla pari di Daimler AG e Ineos). 
Non sarebbe certo la prima volta che Mercedes mette le mani su un ingegnere ex ferrarista: ricordiamo Aldo Costa messo alla porta nel 2011 dal presidente Montezemolo, James Allison nel 2016 e il motorista Lorenzo Sassi nel 2017 dal presidente Marchionne (Sassi forse fatto fuori su indicazione di Binotto, allora capo del settore). Tutti in Mercedes a cucirsi al petto gli allori dei titoli mondiali, giunti in serie. 
I rapporti tra Binotto e Sassi sono pessimi, ma non sarà certamente questo a frenare Wolff, di fronte alla disponibilità di una tale cassaforte di conoscenze a disposizione. Né è un impedimento l’inevitabile periodo di gardening, che per figure così importanti non è solitamente inferiore a un anno: ciò impedisce di recarsi in un posto di lavoro ma non – di fatto – di trasferire ad altri ciò che si sa. 

Qui Alpine

Certamente interessato anche Luca de Meo, presidente e a.d. del gruppo Renault: li unisce il fatto di essere stati promossi (sia pure in tempi, con ruoli e modalità diverse) da Sergio Marchionne. E oggi Alpine è l’unico grande costruttore in Formula 1 un po’ al palo come risultati, e con una chiara crisi di leadership all’interno del team. 
Su tutto e su tutti, poi, la prima logica di mercato: prendere una persona di valore per sottrarla alla concorrenza.


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