Minardi esclusivo: “Non avrei cambiato Binotto”

L'imprenditore-manager, per 22 anni in F1, parla della svolta della Scuderia Ferrari: "Vasseur è bravo, però per me Mattia avrebbe meritato almeno un’altra possibilità. La stagione 2022 non è stata certo così disastrosa"
Stefano Ferrari
4 min

«Vasseur? È sicuramente bravo, ma io non avrei cambiato Mattia Binotto. Avrebbe meritato un'altra chance». A sostenere questa tesi, per amor di verità condivisa da una buona fetta di ferraristi, è Gian Carlo Minardi, signore romagnolo che di campionati in F1 ne ha vissuti in prima persona ben 22, fino alla cessione della sua scuderia all'australiano Paul Stoddart che l'ha gestita prima di entrare nella galassia Red Bull.  

Fretta

Per Minardi, la Ferrari ha avuto troppa fretta di cambiare e spiega il perché: «La stagione 2022 non è stata così disastrosa per la Ferrari come qualcuno vuole lasciare intendere - ha detto Minardi -. Ci sono state vittorie e pole, alla fine è arrivato il secondo posto fra i Costruttori, Leclerc ha fatto il suo, Sainz è cresciuto parecchio e la squadra ha lavorato... da squadra: non voglio usare una metafora calcistica, ma nell'ultima gara il team ha corso per Binotto. Allo stesso modo - continua Minardi - era francamente molto difficile pensare che, dopo due annate davvero brutte come il 2020 ed in particolare il 2021, con un colpo di bacchetta magica tutto cambiasse e la Ferrari vincesse a mani basse"

Formula 1

E sulla Formula 1, Minardi dice: «Resta una delle competizioni a squadre più complicate del mondo. I progressi si fanno piano piano: guardate la Mercedes che è partita malissimo ma alla fine della stagione era diventata competitiva. In più, Binotto stava lavorando alla macchina nuova che, per il 90%, è roba sua. Non avrei fatto questo cambio e soprattutto, non lo avrei fatto ora»

Sostituto

Al suo posto Fredric Vasseur, che ha vinto tantissimo nelle Formule minori e poi ha gestito gli ultimi anni una Sauber griffata Alfa Romeo. Ha conservato ad interim tutte le cariche in seno al team, in attesa di distribuirle non appena metterà piede a Maranello. «Non lo conosco come si deve perché appartiene ad un mondo successivo al mio. Tutti ne parlano bene e, ripeto, sarà sicuramente un ottimo team principal - spiega Minardi -. Può essere che porti qualcuno dei suoi a Maranello, vedremo. Simone Resta? È un bravissimo tecnico della Haas in prestito da Ferrari: sarebbe un gradito ritorno, ma non certo una novità. Il rapporto con Leclerc sarà buono perché i due hanno lavorato insieme, però la Sauber negli ultimi due, tre anni è andata benino, non benissimo. Non dobbiamo inoltre paragonare il cambio al vertice della Ferrari con quelli avvenuti giusto ieri in McLaren, Alfa Romeo e Williams: sono tutte realtà in assestamento o che hanno cambiato proprietà di recente. La Ferrari è un’altra cosa».  

Miracoli

Giancarlo Minardi invita a non pensare troppo a pozioni... miracolose. «Nessuno in F1 fa miracoli, quella che vince è la continuità: Chris Horner è alla Red Bull da 15 anni, Toto Wolf alla Mercedes pure, in questo lasso di tempo i titoli Mondiali se li sono spartiti loro. Invece la Ferrari è passata nello stesso periodo da Domenicali a Arrivabene, poi da Binotto a Vasseur: troppi. Serve giocare sul lungo periodo. Prendete quello che ha vinto più di tutti a Maranello, cioè Jean Todt: il primo Mondiale con Schumacher l'ha vinto nel 2000, ma lui era arrivato alla Ferrari otto stagioni prima di allora, nel 1992. Evidentemente, con lui hanno avuto più pazienza».  


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