Ferrari avanti piano: primo podio con Leclerc

Il monegasco terzo dopo le Red Bull: piccoli miglioramenti, ora gli sviluppi. Sainz quinto
Fulvio Solms
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Sul Mar Caspio ieri un paradigma quasi perfetto di questo Mondiale, pertanto è stato un GP noioso. Tutto prevedibile, un polpettone – mai fidarsi del polpettone – con dentro l’ipertrofica Red Bull, una Ferrari che assicura il minimo sindacale col podietto (il primo dell’anno: champagne!), un ottimo Alonso invecchiato in botti di rovere. Pochi sorpassi, poco altro.
Tre fattori hanno però acceso la non indimenticabile domenica: Perez, Leclerc, Russell.

Fattore Perez

Nell’ambito della terza doppietta Red Bull su quattro, Checo è stato grande: secondo dietro Verstappen dopo una manciata di giri, ha approfittato della safety car che ha messo in difficoltà il compagno. Così si fa. 
Max s’era appena fermato per il pit stop (come anche Hamilton) quando De Vries ha rotto un braccetto contro il muro e s’è arrestato in pista, ciò che ha comportato l’ingresso della safety car. Cambio gomme gratis per chi non lo aveva fatto e dunque Perez, Leclerc, Sainz (opaco per l’intero weekend), Alonso, Russell, Stroll. 
I due davanti non hanno guidato col gomito fuori. Né Perez, che ha dovuto tenere Verstappen a tre secondi e passa di distacco, impresa non facile, né l’altro, che non cederebbe il passo al messicano neanche per salire in ascensore. 
E così dopo quattro gran premi, inopinatamente, Checo e Max sono sul 2-2 nel conto delle vittorie, Verstappen naturalmente è leader, ma di soli sei punti, e Perez è diventato l’unico pilota a vincere una seconda volta a Baku (primo successo nel 2021, con Max ritirato sul rettilineo e intento a prendere a calci una gomma). Dietro alla Red Bull è tappezzeria: già doppiati dopo quattro GP i primi inseguitori in classifica (Red Bull-Aston Martin 180-87).

Fattore Leclerc

Due pole position, un secondo posto bonsai nella garetta, un terzo nel GP con una Ferrari appena dignitosa, ma che andrà rivista con temperature più estive e su asfalti che degradano le gomme. Ieri le Pirelli si sono pappate la corsa con facilità: Ocon con le gomme più dure ha fatto quasi 300 chilometri (pit stop obbligatorio a gara quasi finita, e stava per succedere il patatrac col personale di servizio nella pit lane che era stata già chiusa), mentre nel finale Verstappen e Alonso con 40 giri di usura sul gobbone hanno potuto lottare a lungo per il giro più veloce. 
Ma Leclerc ha potuto difendere la sua pole solo per due tornate. Poi dalla terza, quando s’è potuto usare il DRS, per la Ferrari non c’è stato scampo: le Red Bull ad ala mobile aperta accelerano di 30 chilometri all’ora e ciò è impressionante. 
Ottimista Vasseur: «Abbiamo fatto un passo avanti, questo è l’importante. L’obiettivo rimane vincere, ora andiamo a Miami e sarà un’altra storia». Nel senso che comincerà ad arrivare in macchina qualche aggiornamento. 
Più cauto Leclerc: «Siamo migliorati un po’, ma se guardo alla velocità delle Red Bull... non capisco davvero quanto siamo riusciti a recuperare. Abbiamo ancora tanto lavoro da fare».

Fattore Russell

Nella crapa di faccia d’angelo echeggiava ancora il «testa di» che Verstappen gli aveva urlato sabato. Così, quando nel finale Russell s’è accorto che Max e Alonso stavano lottando per il punto del giro più veloce, constatato che la posizione fosse al sicuro da Norris è rientrato ai box per montare le Pirelli soft. E quelle davvero – soft contro dure – ti mettono le ali: George s’è così preso la soddisfazione di avere quel punto, scippandolo proprio a Verstappen, che lo aveva insultato. 
Ora la Formula 1 si cimenterà in una delle sfide logistiche più impegnative dell’anno: ritrovarsi tutti, personale materiali e strutture, fra tre giorni a 11.000 chilometri di distanza, a Miami. Buon viaggio. 


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