Crazy for football, il docufilm che sorprende e commuove

L’avventura della Nazionale Italiana per pazienti psichiatrici alla conquista del Mondiale di Giappone. Da lunedì 20 febbraio nelle sale del circuito Uci e poi dal 23 in tutti i cinema
Crazy for football, il docufilm che sorprende e commuove
Valeria Ancione
7 min

ROMA - Le belle parole, i buoni momenti, le belle intenzioni, le giuste equazioni, il si-può-fare, il facciamolo, gli amici, i medici in tuta, i campioni, la bella musica, la grande idea, le belle facce e il calcio. Il calcio e la sua meraviglia. Il calcio che sorprende e commuove, potente ed emotivo, che non è quello dei numeri uno, dei big, dei supermen della pelota, ma è quello che appartiene alla moltitudine, quello che ci rende parte, che entra negli istituti di igiene mentale e invita a palleggiare i “pazzi”. Pazzi sì... di pallone.

PAZZI PER IL CALCIO - “Crazy for football” è un docufilm sull’avventura della Nazionale Italiana per pazienti psichiatrici, imbastita in fretta e furia, alla conquista del Mondiale di Giappone. Domani sarà in 45 sale UCI in Italia in contemporanea, e giovedì uscirà definitivamente. Già presente a ottobre al Festival del Cinema di Roma, qualche giorno fa è stato proiettato in Senato e poi presentato, in vista dell’uscita, da tutto il gruppo artefice di questo progetto e alla presenza di Gianni Rivera, in rappresentanza della Figc.

I PERSONAGGI - I protagonisti ovviamente sono i calciatori, di una squadra di calcio a 5 assemblata in tutta fretta che in Giappone ha vinto il bronzo, e poi il resto del cast che in questo docufilm vede la prima pietra di un futuro espandibile e duraturo. Ci sono il regista Volfango De Biasi; l’allenatore Enrico Zanchini; il preparatore atletico Vincenzo Cantatore (ex pugile); il direttore sportivo Santo Rullo (psichiatra, ed ex giocatore di calcio a cinque di serie A). E’ questo lo staff della Nazionale che si è fatta film per raccontare una straordinaria avventura, che segna solo il principio di una storia: l’organizzazione in Italia dei Mondiali 2018. Il sogno si fa progetto. Quel si-può-fare è scritto nella sfera magica di cuoio, che racconta di uno sport che si fa possibilità per chi prima si esclude dalla vita e poi si fa escludere. Il calcio è un viaggio di ritorno nella vita, è un ritorno al futuro. Ed ecco nelle loro parole, quel sogno personale di ognuno di loro che si fa progetto comune.

IL CALCIO E’ TERAPIA - De Biasi, il regista: «Ho scoperto per caso che il calcio è terapia. E il film è nato da questo, dal movimento “Matti per il calcio”. Abbiamo messo su questa Armata Brancaleone in tutta fretta e siamo partiti per il Mondiale in Giappone. Noi siamo questo film. Certe storie hanno le loro gambe e fanno i dribbling per andare avanti. C’è un’Italia bella che fa cose belle. Ora dobbiamo metterci attorno a un tavolo e trovare i soldi per organizzare il Mondiale 2018 qui. Quando ho visto i ragazzi cantare l’inno, ho capito che io non sarò mai come loro, perché non indosserò mai una maglia azzurra né canterò l’inno d’Italia in un Mondiale».

NUTRIMENTO PER LA MENTE - Santo Rullo, psichiatra: «Infatti, li invidiamo un po’. Loro sono di più. Quando i nostri ragazzi hanno indossato la maglia hanno sentito qualcosa che non immaginiamo e non sappiamo. Loro sono come Rivera, noi no. Le emozioni ci cambiano la vita, mentre la memoria ci può spaventare. L’argomento inclusione-esclusione, per la salute mentale, per la psichiatria è un argomento cardine. Spesso si pensa che sia la società cattiva che esclude quelli che zoppicano o che vanno piano, in realtà è chi va piano che spesso tende a escludersi. Pensate al fuorigioco. Una persona in fuorigioco, a parte quelli bravissimi che si mettono sul filo, riescono a rientrare e ci fregano, è la persona che dice non ce la faccio a rientrare, si fa beccare in fuorigioco: lo capiscono gli avversari, lo capiscono i compagni, e quindi si esclude dal gioco. Essere esclusi da qualche cosa è la condizione. Invece è necessario mescolarci, dar loro questa possibilità. Ruggero, dopo il Mondiale, ha lasciato la struttura sanitaria ed è tornato a casa. Il nostro non è un calcio piccolo e molti lo hanno capito, come il presidente Tavecchio e il vice Uva della Figc che ci sostengono. La gran parte dei disturbi psichiatrici inizia in età evolutiva, i numeri parlano chiaro, quindi gli allenatori delle scuole calcio dovrebbero avere un occhio sul ragazzino che si fa da parte, che non si fa la doccia con gli altri, sono indicatori clinici fondamentali, per dire riaggreghiamolo prima che sparisca, che perda il diritto allo sport e alle cose. Ne perdiamo troppi. A tutti quelli che escono dall’agonismo va data la possibilità di continuare a fare sport. Perché l’esercizio fisico nutre la mente. Basta vedere che i nostri ragazzi allenati da Cantatore hanno utilizzato meno psicofarmaci».

UNA NAZIONALE PIU’ FORTE - Enrico Zanchini, allenatore: «Io sono l’allenatore, loro i giocatori. Ed è stata un’avvenura straordinaria. Ho trovato determinazione, disponibilità al sacrificio e all’apprendimento, una fame di campo e di affermazione di grande squadra. E abbiamo vinto perché siamo un gruppo e abbiamo un’identità di gioco. La nostra Nazionale è già forte, ma ho bisogno di altri elementi perché se avremo il Mondiale in casa, dobbiamo essere i più forti e vincerlo». Vincenzo Cantatore: «Per me è stato molto importante esserci. In un mese li ho resi agonistici. E’ stata una scommessa e ho avuto grande soddisfazione. Qui non ci sono attori, le emozioni sono vere, vengono da persone vere».

PROGETTI - Il progetto Crazy for football è appena iniziato. Riempire le sale sarà la prossima scommessa da vincere: già domani, lunedì 20 febbraio le sale del circuito Uci e poi dal 23 in tutte le sale. I Mondiali 2018 in Italia sono il prossimo passo da conquistare. E infine c’è l’ipotesi di una quarta categoria, specifica per pazienti psichiatrici, in collaborazione con la Lega Nazionale Dilettanti, un campionato italiano vero e proprio. E questo sì che è un altro passo grande. Domani pomeriggio, la Nazionale di Zanchini giocherà contro la Lazio femminile di serie C di Elisabetta Cortani, un’altra occasione a sostengo anche dell’Associazione “Mai più Chiara” della Cortani e di Rosella Sensi, ex presidente della Roma, contro il femminicidio. «Gli uomini che uccidono le donne però non sono matti, sono sanissimi», dice il dottor Rullo. Certe cose bisogna vederle per capirle. Certe storie bisogna viverle per raccontarle. E Crazy for football è questo, il racconto corale di una magia, che chiede di appartenere a tutti, di essere condivisa. Senza pietismo, né ipocrisia. Il docufilm di De Biase è più un omaggio al calcio e alle sue potenzialità, al dovere e alla responsabilità che ha nei confronti della gente che lo ama, lo segue, lo gioca a ogni livello. Perché il calcio non è solo quello dei fuoriclasse, è molto di più, un mondo pieno e ricco, che si esprime e si sente libero con un pallone tra i piedi. Il calcio è terapia, appunto. Il calcio è di tutti. Il calcio e la sua meraviglia, eccolo qua.


© RIPRODUZIONE RISERVATA