"Get out - Scappa", intervista al produttore Jason Blum: «Amo Fellini e Hitchcock»

Il capo della Blumhouse Production è considerato il nuovo Re Mida del cinema mondiale: «Produco film horror a basso costo e ne ricavo milioni. Ecco il mio segreto». Intanto uscirà nelle sale italiane il 18 maggio il suo ultimo lavoro girato da Jordan Peele
"Get out - Scappa", intervista al produttore Jason Blum: «Amo Fellini e Hitchcock»
Simone Zizzari
4 min

ROMA - Prendete un film, producetelo spendendo non più di 5 milioni di dollari e incassatene al botteghino 90 milioni. Se ci riuscirete sarete i nuovi Re Mida del cinema mondiale. Sappiate però che c'è una persona che questo 'miracolo' lo compie da anni. Si tratta di Jason Blum, il nuovo fenomeno hollywoodiano. La sua Blumhouse Production ha partorito film che sono diventati dei casi da studiare negli studios d'oltreoceano. Da Paranormal Activity a Split, da The Visit a Insidious, passando per La notte del giudizio. Tutti film dell'orrore che hanno portato le casse della società di Blum a numeri importanti per l'invidia della concorrenza, incapace di capire il suo mantra: "I soldi corrodono la creatività". E allora eccolo il suo segreto: «I film devono essere girati in 22 giorni esatti. Se si sgarra, si cominciano a perdere soldi». Una ricetta semplice che funziona. 

Abbiamo raggiunto al telefono Blum, impegnato in Germania per la produzione del suo ultimo laovoro "Get Out - Scappa" (nelle sale italiane dal prossimo 18 maggio), un film diretto dall'esordiente Jordan Peele che parla di razzismo in una chiave horror. «La storia è quella di Chris Washington, un ragazzo di colore che insieme alla sua fidanzata Rose va a trovare i genitori di lei. Tutto sembra andare per il meglio fino a quando il protagonista non si accorge di alcune stranezze di quella famiglia legati alla sua etnia», ci ha raccontato il produttore.

Il film di Peele è costato solo 4 milioni e mezzo di dollari e, tra il 24 febbraio e il primo aprile, ha guadagnato più di 167 milioni di dollari. «La mia passione per l'horror comincia molti anni fa, quando ero uno studente del college. Mia madre era un appassionata dei libri di Edgar Allan Poe e con il tempo mi ha trasmesso questo suo 'hobby'».

I film prodotti dalla Blumhouse hanno un doppio volto, davanti mettono paura ma dietro hanno sempre un risvolto di denuncia sociale: «Con The Purge era chiaro il riferimento all'uso indiscriminato delle armi nella nostra società, con Get Out ho puntato il dito contro il razzismo che è ancora molto presente nella nostra società. Se con Donald Trump alla Casa Bianca queste mie paure potranno diventare reali? Non lo so, spero che non sarà così», ci ha detto Blum. 

Get Out in certi punti ricorda 'La notte dei morti viventi' di George Romero. Il paragone che fa il produttore è però un altro: «Ho reso per certi versi un omaggio a John Carpenther, uno dei miei miti. Non per altro ho prodotto il sequel di Halloween».

Il segreto del successo dei film prodotti da Jason è però tutto nella qualità: «Realizziamo film low budget che però convincono i nostri spettatori. La differenza la farà sempre la storia che viene raccontata e gli attori, non gli effetti speciali. Questi ultimi devono essere funzionali, non protagonisti. Se Shyamalan mi ha offerto una cena per avergli risollevato la carriera con Split? Con M. Night siamo amici e avevo già lavorato con lui per The Visit. Lo adoro e sì, mi ha pagato una cena ma non per riconoscenza». 

Le ultime battute Jason Blum le dedica a Fellini il regista italiano che ho amato di più. I suoi film sono pura poesia»), a Hitchcock colui che mi ha aperto le porte alla paura. Era un maestro vero») e al suo futuro: «Se produrrò una serie tv? Certo, in cantiere abbiamo la serie su "The Purge - la notte del giudizio". Diciamo che la nostra produzione è così divisa: 80% cinema, 20% tv». 


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