Falcao e Van Basten, vite da campioni, e l'autobiografia di Moser

Come Falcao e Van Basten, campioni degli Anni Ottanta di Roma e Milan, cambiarono il nostro calcio. E la carriera e i trionfi di Francesco Moser, dal Trentino al Campionato del Mondo
Falcao e Van Basten, vite da campioni, e l'autobiografia di Moser
Massimo Grilli
4 min

Due campioni degli Anni Ottanta, quando ancora ne reclutavamo di fortissimi dall’estero, che non si sono incrociati per poco (Falcao lasciò l’Italia nel 1985, Van Basten arrivò da noi nel 1987). Due campioni, il cui ricordo è ancora vivissimo tra i tifosi di Roma e Milan, che tornano tra noi grazie a questi due bei libretti della collana Fuoriclasse della Giulio Perrone Editore. La storia di Falcao, brasiliano tutta concretezza e pochi fronzoli, viene rievocata attraverso la vita e le avventure del Giaguaro, gran tifoso giallorosso e personaggio per certi versi ben poco raccomandabile. E così le prodezze di Paulo Roberto (decisivo nella conquista del secondo scudetto della Roma così come, ahinoi, nella sconfitta nella finale di Coppa dei Campioni con il Liverpool, a causa del suo gran rifiuto al momento di calciare i rigori finali) si intersecano con una geografia pasoliniana che ci porta dal Bar del Bandito alle ville di Maccarese, passando per tipi loschi come Pablone, Silipone, il Balordo…
Breve la vita felice da calciatore di Marco Van Basten, frenato all’alba dei trent’anni da irreversibili problemi alle caviglie. Elegante e raffinato, ma soprattutto implacabile sotto porta, il bomber olandese - il suo gol alla Russia negli Europei del 1988 è ancora considerato tra quelli più belli della storia del calcio - è per molti il giocatore più forte che abbia mai indossato la maglia del Milan, che non a caso nel 1999 lo celebrò come “l’attaccante del secolo”. Dagli anni olandesi ai trionfi rossoneri, sfiorando poi le sue contrastanti esperienze da allenatore, Mariani ricostruisce la storia e le prodezze del tre volte Pallone d’Oro, subito vincitore a Milano dello scudetto, emblema dello squadrone “olandese” che fu portato al trionfo da Arrigo Sacchi. «Abbiamo perso il nostro Leonardo», disse di lui Galliani al momento del ritiro.
FALCAO, l’ottavo Re di Roma; di Alessio Dimartino, Giulio Perrone Editore, 90 pagine, 10 euro.
VAN BASTEN, il cigno di Utrecht; di Gabriele Mariani, Giulio Perrone Editore, 119 pagine, 10 euro.

«Ci sono corridori di un giorno, corridori di una stagione e corridori di un’intera vita. Io ho corso per vincere dal primo all'ultimo giorno di carriera». Vincere, magari anche perdere, accontentarsi di partecipare mai. Questo è il mantra che ha contraddistinto la carriera di Francesco Moser, il ciclista italiano che vanta il maggior numero di vittorie, trionfatore al Giro d’Italia, nel Campionato del Mondo su strada e nelle maggiori classiche internazionali, poi alla fine della carriera pluriprimatista del record dell’ora. «Ho cercato di svelare anche il Francesco lontano dalle corse - ha spiegato qualche giorno fa alla presentazione della sua autobiografia - quello che non si rende conto di avere già 64 anni perché gli sembra di avere smesso ieri di correre». Moser parla della sua vita, dall’infanzia dura nelle valli del Trentino - e alcune pagine iniziali, tra le più belle del libro, sembrano tratte da un film di Olmi - alla morte del padre sui campi (Francesco aveva 13 anni) al tardivo inizio come ciclista (a 18 anni la prima corsa da dilettante) tra lo scetticismo generale. E poi il ruolo decisivo del fratello Aldo, ciclista professionista pure lui, i grandi successi, le rivalità con i vari Saronni e Baronchelli, i record dell’ora quando ormai sembrava per tanti un corridore sfinito. Perché la forza di Moser è stata proprio questa, la capacità di lottare contro tutti e tutti. E di vincere, tanto.
HO OSATO VINCERE, di Francesco Moser con Davide Mosca; Mondadori Editore, 221 pagine, 19 euro.


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