La città e i suoi eroi, il secolo del Napoli; e poi c'era una volta la Valanga Azzurra

Da Sallustro a Maradona, novanta anni di Napoli rivissuti attraverso le imprese dei suoi eroi più popolari e la crescita parallela della città; e poi le Olimpiadi di Innsbruck 1976, uno dei momenti decisivi del nosto sci
La città e i suoi eroi, il secolo del Napoli; e poi c'era una volta la Valanga Azzurra
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Massimo Grilli

Napoli e il calcio, la capitale del Mezzogiorno e i suoi eroi più
popolari. Un intreccio molto stretto, che viene esplorato e analizzato in
questo libro, davvero molto interessante, nato in occasione dei
novant’anni della società e attorno a un seminario realizzato presso il
Dipartimento di Scienze Sociali dell’Università Federico II di Napoli. Da
Esposito a Carratelli, da Corbo a Panico, al convegno ha preso parte una
ventina di prestigiosi relatori, che poi hanno trasferito sulla carta le
proprie riflessioni. La storia del Napoli e la storia di una città in
continuo cambiamento sono così rilette attraverso le vicende di alcuni
degli eroi maggiormente legati al tifo partenopeo, da Attila Sallustro, grande
campione degli Anni Trenta ma soprattutto il primo vero divo del calcio
meridionale - in contrapposizione al “nordista” Meazza - a Diego Maradona,
protagonista indiscusso dei due scudetti vinti dal Napoli. E poi Jeppson e
Vinicio, così legati all’epoca del Dopoguerra di Achille Lauro, Juliano -
emblema di un Napoli che sfiorò anche lo scudetto al di là dei problemi
della città e dell’incubo del colera - Bruscolotti, con il difficile
passaggio tra gli Anni Settanta e gli Ottanta, fino ad arrivare al grande
Diego, emblema di un clamoroso successo sportivo, tra ristrutturazioni
industriali e i disastri del post-terremoto. Uno studio al di là dei
luoghi comuni, che ci aiuta a comprendere meglio l’identificazione tra i
calciatori di Napoli, i loro tifosi, e la città.
NAPOLI, la città, la squadra, gli eroi: dai primi idoli a Maradona; a cura
di Luca Bifulco e Francesco Pirone; Bradipolibri, 207 pagine, 14 euro.

Non sono più quei giorni, non dominiamo più lo sci mondiale - anche se
alcune eccellenze ci permettono ancora di gioire, almeno sporadicamente -
però il termine “valanga azzurra” è ancora ben impressa nella mente e nel
cuore degli appassionati degli sport invernali. Il mito della Valanga Azzurra nacque il 7 gennaio del 1974, coniato da
Mario Cotelli, Commissario Tecnico della squadra azzurra di sci, dopo uno
slalom gigante nel quale occupammo le prime cinque posizioni: 1º Piero
Gros, sul podio anche Gustav Thoeni e Erwin Strickler, seguiti da Helmut
Schmalz e Tino Pietrogiovanna. «Qualche giorno dopo quell’impresa - spiega
nel libro Cotelli - un giornalista mi chiese di raccontare quel
pokerissimo e io risposi che i cinque erano stati come delle palle di neve
che, rotolando, diventano valanga». Lorenzo Fabiano - che già ci aveva
divertito con la ricostruzione della grande sfida tra Stenmark e Thoeni
del ’75 - parte proprio da quei giorni per finire con le Olimpiadi di
Innsbruck del ’76, che - malgrado la conquista di quattro medaglie, tra
cui l’oro di Gros nello Slalom Speciale - segnalarono in qualche modo
l’inizio della fine della grande era azzurra: dal 1971 al ’75 la Coppa del
Mondo era finita regolarmente in casa italiana (quattro volte per merito
di Thoeni, una di Gros) e le Olimpiadi furono un segnale che ebbe poi
regolare conferma, con l’inizio dell’era Stenmark. Gara per gara,
risultato per risultato, il romanzo appassionante di una stagione
straordinaria, ricca di personaggi imperdibili.
VALANGA AZZURRA, INNSBRUCK 1976, di Lorenzo Fabiano, prefazione di Mario
Cotelli; Edizioni Mare Verticale, 229 pagine, 18 euro.


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