Villa d’Este, fra le regine dell’edizione spiccano BMW, Bugatti e Aston Martin

Il Concorso d’Eleganza, evento di spicco organizzato insieme alla Casa bavarese, ha voluto premiare quest’anno due auto storiche, una del marchio francese e una del costruttore inglese
Andrea Brambilla
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Anche quest’anno il concorso d’Eleganza di Villa d’Este si classifica come uno degli eventi più validi in cui, da sempre, si fa una selezione attenta e scrupolosa delle auto storiche. Le auto esposte in questa edizione portano nomi importanti e di spicco come Bugatti, Ferrari, BMW, Porsche, Lamborghini, Maserati, Rolls-Royce, e per questo anche il lavoro di Giuria presieduto da Lorenzo Ramaciotti è stato arduo viste le vetture presenti. L’evento è organizzato dal prestigioso albergo del lago di Como e dal 1999 da BMW, che per l’occasione ha presentato due importanti novità la nuova ammiraglia elettrica la i7 e la sportiva M4 CLS, quest’ultima per festeggiare i 50anni della divisione sportiva della casa di Monaco.

Abbiamo chiesto a Massimiliano di Silvestre l’importanza di questa presenza a questo Concorso. “É una presenza molto significativa per noi che nel tempo è cresciuta e dal 2005 siamo co organizzatori. Sono tantissime le attività che facciamo in questi giorni e non soltanto di coinvolgimento dei collezionisti che vengono con le loro vetture classiche e dei clienti. Per noi è una piattaforma straordinaria di grande prestigio per parlare anche di mobilità sostenibile. quest’anno Villa d’Este compie 150 anni e noi li celebriamo con due modelli speciali. Il Concorso è una perfetta sintesi tra tradizione e innovazione”.

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I premi

Il Concorso d’Eleganza di Villa d’Este assegna due premi, uno quello della giuria composta da tredici esperti internazionali, e il Best of Show e quello, più “popolare” dei visitatori, la Coppa d’Oro. Due riconoscimenti molto diversi che anche quest’anno hanno premiato due vetture che possiamo considerare agli antipodi, ma è giusto così. Vincitrice del trofeo Best of Show è risultata la Bigatti 57 S del 1937 Cabriolet carrozzata dall’officina Vanvooren che aveva sede a Courbevoie nei pressi di Parigi.
Il premio più importante al concorso è stato quindi conferito ad un veicolo di coproduzione italiana e francese. Bugatti e il carrozziere Vanvooren hanno creato in una simbiosi ideale un capolavoro definito da una chiarezza estetica impressionante che fu realizzato in soli quattro esemplari. L'elegante corpo convertibile della vettura e le proporzioni perfettamente equilibrate accentuano le linee calme e taglienti che rifiutano ogni forma di opulenza o ornamento sgargiante. L’auto è motorizzata con un propulsore in linea Bugatti da 3.257 cc, il suo propulsore originale rimontato dopo che un precedente proprietario, un Vicepresidente della General Motor lo aveva sostituito con un Buick V8.

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La Bulldog

Coppa d’Oro è stata invece appannaggio di una vettura diametralmente opposta sia come design che come scopo per cui è stata realizzata. Si tratta infatti dell’Aston Martin Bulldog del 1979. Questa vettura fu realizzata dalla Casa inglese su richiesta di un cliente che voleva un’auto sportiva che superasse le 200 miglia orarie. La Bulldog realizzata con un telaio tubolare e dalle linee decisamente moderne con portiere ad ala di gabbiano e un’altezza di soli 1,09 metri venne motorizzata con un V8 da 5,3 litri con turbocompressore in posizione centrale. Durante i test la vettura però non raggiunse mai le 200 miglia orarie fermandosi a 192 mhp. Pur avendo suscitato tanto interesse per il suo design particolare l’Aston Martin decise di non produrre mai in serie la Bulldog che è rimasta quindi in un unico esemplare. Il nuovo proprietario, il texano Phillip Saarofim ha però dichiarato che vuole ritentare il record delle 200 mhp. Chissà se questa vettura vent’anni dopo riuscirà a conquistare questo traguardo.

Le auto d’epoca nascondono sempre quindi storie spesso avventurose come quella di un’altra vettura che ha partecipato al Concorso, l’Alfa Romeo 6C 2500 SS Villa d’Este che aveva vinto il prestigioso concorso nel 1949 che successivamente venduto nel 1951 ad un venticinquenne di Napoli era praticamente scomparsa prima di essere rinvenuta nel 2005 nella Galleria Borbonica, un sistema di gallerie sotterranee di Napoli.


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