Michela Cerruti: orgoglio e pregiudizi. Videointervista

La Formula E, i successi in Auto GP, il sogno Le Mans e il matrimonio. La nostra intervista esclusiva all'italiana più veloce del mondo.
Francesco Colla
2 min
ROMA - L’introduzione a questa videointervista avrebbe dovuto partire da lontano. Dalle pioniere, Maria Teresa De Filippis e Lella Lombardis, le prime due donne a irrompere, senza troppa fortuna, nel virile mondo dei Grand Prix. L'ex sciatrice con la macchinina rosa a giocare coi maschi. Ma sarebbe stato come dar ragione ai pregiudizi e ai luoghi comuni. Ecco la mosca bianca, la donna che sfida gli uomini, la principessa della velocità. Ma “la Michi” l’ha chiarito subito: lei corre per correre, per il motorsport. Col sorriso sulle labbra, sia chiaro. Michela Cerruti, nata a Milano nel 1987 e laureata in psicologia, non è una di quelle persone che si sentono in dovere di dimostrare qualcosa all’interlocutore. Non è né una vestale della dea Velocità né, per usare una parola che un tempo piaceva tanto, una virago. E’ una bella ragazza dal sorriso simpatico e il piede pesante, capace, molto meglio di tanti colleghi, di spiegarti il perché e il per come di un motore o una sospensione e felicemente rassegnata al fatto che molti uomini non saranno mai in grado di accettare una sua vittoria. Peggio per loro. 

Perché Michela, nonostante abbia iniziato tardi, ha già avuto una carriera di tutto rispetto e senza spinte da parte di padri influenti o fidanzati pigmalioni. Senza ripercorrere gli inizi è sufficiente ricordare la vittoria a Imola nelle Auto GP World Series, con due podi a corollario di un’ottima stagione che l’ha poi proiettata verso la scommessa Formula E. Che al momento sta regalando a lei e al veterano Jarno Trulli tanta visibilità ma ancora pochi risultati: la sfortuna c’ha messo del suo, come in Malesia dov’è stata speronata dalla collega Katherine Legge. Sai che sghignazzate nei bar. Ma va bene così, Michela è fin troppo abituata ai commenti denigratori a essere considerata una fortunata outsider, una parvenu: riderci sopra è la medicina migliore, tanto da dire che “quando c’è un’altra donna in pista anche io mi sento un po’ maschilista”.  Ora avanti con le monoposto elettriche e la collaborazione con BMW: il sogno la 24Ore di Le Mans e il DTM, la speranza un matrimonio felice e tanti figli. Ma sempre con un piede sul gas. Buona visione. 
 

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