Polestar, l'ambizione di battere Porsche

Il marchio svedese sfida il gigante tedesco per il titolo di miglior costruttore di auto elettriche ad elevate prestazioni. L'ad Ingenlath guarda a un'espansione della gamma nel giro di 5 anni
Polestar, l'ambizione di battere Porsche
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Ormai marchio separato da Volvo, con una propria identità, indirizzato verso un 2030 che, per molte Case, sarà di conversione a una produzione esclusivamente elettrica, perlomeno in Europa (e perlomeno al giorno d'oggi). Polestar ha un'ambizione di gran lunga superiore, ovvero, giungere a una produzione che sia neutrale in termini di CO2 emessa: non solo un "prodotto finito" a zero emissioni, ma un processo di produzione che non impatti sull'ambiente. 

Polestar 2 è il primo progetto davvero pensato per essere "di grande serie", altri arriveranno nei prossimi anni, dalla Polestar 3 alle successive 4 e 5. Numeri dietro ai quali si nasconde una strategia descritta da Thomas Ingenlath, a.d. del marchio. Ad Auto Motor und Sport indica dove sarà il marchio tra 5 anni: "Fino ad allora a nostra gamma comprenderà 4-5 modelli. Stiamo sfidando Porsche per realizzare le migliori auto sportive premium elettriche".

Dal SUV alla berlina

Il tratto sportivo resta tra i fattori identificativi Polestar, chiarissimi nella prima Polestar 1, una super ibrida plug-in di fatto laboratorio di design per introdurre il brand. Con Polestar 5 scopriremo l'interpretazione di una sportivissima quattro porte (in foto il concept Precept) chiamata a rivaleggiare con Porsche Taycan. Arriveranno anche i suv, prima di allora, dove a Stoccarda si preparano a svelare il Macan elettrico Polestar presenterà  la 3 e successivamente la 4, suv-coupé.

Indipendenti da Volvo

Un cliente Polestar che verrà attratto "pescando" tra quanti oggi acquistano auto premium tedesche e con motorizzazioni convenzionali, prevede Ingenlath. "Siamo in un viaggio che è ben lontano dal dirsi concluso. L'offerta di modelli crescerà nei prossimi anni e questo consentirà al marchio di presentarsi sotto una luce del tutto diversa. A quel punto usciremo ancor di più dall'ombra del marchio Volvo e verremo percepiti ancor più indipendenti".

Una percezione importante, alla quale però potrebbe subentrare un supporto nella produzione di parte dei modelli presso stabilimenti europei di proprietà della casa svedese, piuttosto che importare la produzione dalla Cina. Uno scenario sul quale Ingenlath si è detto possibilista, legato ai volumi di vendita e in un'ottica di riduzione delle emissioni dal trasporto delle auto dalla Cina in Europa.


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