Da noi si compra ciò che ci si può permettere

Nonostante il bimestre agosto - settembre in crescita, il dato complesssivo del mercato automotive italiano segna un 10% in meno rispetto allo scorso anno. E il dato inizia a preoccupare
Da noi si compra ciò che ci si può permettere© LAPRESSE
Massimo Ghenzer
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Sono trascorsi dieci mesi e il mercato dell’auto in Italia manda segnali chiari che vanno interpretati correttamente dagli operatori, ma soprattutto dalle Istituzioni che debbono gestire la transizione energetica, sostanzialmente imposta da alcuni Paesi del Nord Europa, Germania inclusa, tra mille dubbi e incertezze, per il momento irrisolti. Il mercato italiano negli ultimi tre mesi ha dato segni di risveglio e in ottobre è stato del 14,6% superiore all’ottobre dello scorso anno.

Anche agosto e settembre sono stati superiori ai livelli dello scorso anno. Tuttavia il cumulato gennaio/ottobre 2022 è del 10% inferiore allo scorso anno. Questo il dato quantitativo che preoccupa. Quando in Italia si vendono meno di due milioni di automobili si incontrano problemi seri: il rinnovo del parco antico frena, il settore distributivo soffre per effetto della riduzione del fatturato e dei margini e il livello occupazionale riceve dei colpi negativi che, nel quadro generale dell’economia del nostro Paese, non possono essere riassorbiti in altri settori produttivi.

Se analizziamo poi cosa si vende di più e cosa di meno, il primo dato è che il benzina rappresenta il 27,7% del mercato, il Diesel il 20,1% e il GPL l’8,8%. Cioè i motori tradizionali rappresentano il 56,6% del totale. Più della metà del mercato, e da un po’ di tempo non diminuiscono. L’ibrido è in grande crescita, in settembre è il 36,3% del mercato, ma attenzione perché il 26,4% è l’ibrido leggero, mentre l’ibrido pesante, ovvero quello che inquina di meno, è il 9,9%. L’elettrico malgrado la pressione mediatica e il lancio continuo di nuovi prodotti, nei dieci mesi è al 3,6% del mercato e in ottobre è diminuito ancora al 3,1%.

L’ibrido con la spina nei dieci mesi è pari al 5% del mercato. Le conclusioni si traggono facilmente: gli italiani sono sensibili al miglioramento della qualità dell’aria, ma visti i prezzi, comprano ciò che si possono permettere...


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