Industria italiana e Marchi cinesi

Stellantis possiede il 21% di Leapmotor che sta valutando di produrre 150.000 veicoli elettrici nello storico stabilimento FIAT di Mirafiori
Industria italiana e Marchi cinesi© ANSA
Massimo Ghenzer
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L’Europa valuta di aumentare le tariffe all’importazione delle vetture cinesi dall’attuale 10% a valori ben superiori. La risposta dei cinesi è quella di evitare le tariffe all’importazione producendo direttamente nel Continente Europeo. Un film già visto in Europa e forse il minore dei mali dopo le incomprensibili decisioni del tutto elettrico dal 2035 preso dalla UE. Peraltro Stellantis già collabora con i cinesi. Possiede il 21% di Leapmotor che sta valutando di produrre 150.000 veicoli elettrici nello storico stabilimento FIAT di Mirafiori. Nell’estate prossima Leapmotor potrebbe produrre le batterie TO3 per le piccole elettriche nello stabilimento polacco Stellantis di Tychy. BYD la decisione di produrre in Europa l’ha già presa e dal 2026 sfornerà 150.000 automobili dal suo nuovo stabilimento in Ungheria.

La SAIC che con il brand MG è il primo produttore cinese in Europa, 231.684 vetture nel 2023 secondo Dataforce, presto prenderà la decisione di produrre direttamente in Europa. Anche Chery produrrà in Spagna da quest’anno. Nessuna sorpresa, tutto secondo la logica industriale più riconosciuta. Un mercato automobilistico europeo molto evoluto tecnicamente, con un’infrastruttura di vendita al dettaglio e assistenza ben preparata e diffusa e con stabilimenti produttivi ed efficienti non può che fare gola ai produttori cinesi che hanno l’obiettivo di rimpiazzare i produttori occidentali nella leadership mondiale. In questo quadro di sviluppo, il nostro Paese, che ha una storia automobilistica centenaria e che malauguratamente ha ceduto la FCA di Marchionne ai francesi senza contropartita, deve trovare una sua via per tornare tra i protagonisti del mondo auto europeo.

Compito difficile, con Stellantis che lo rende ancora più difficile, visto che si contrappone anche polemicamente invece di impostare positivamente programmi di sviluppo. Non è un segreto che il Governo italiano sia in contatto con il grande produttore cinese Dongfeng per aprire una fabbrica nel nostro Paese. Qian Xie, il numero uno Dongfeng in Europa, la scorsa settimana ha dichiarato che stanno valutando una fabbrica di assemblaggio in Italia. Il nostro Paese ha sempre ostacolato, sbagliando, l’ingresso di produttori stranieri, questa sarebbe la prima volta in un quadro industriale molto cambiato, dove le decisioni per gli impianti produttivi italiani vengono prese a Parigi e non più a Torino.


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