UE chiede spiegazioni a FCA. Indagato anche un diesel Renault

Le autorità italiane devono dare spiegazioni alla Commissione UE sulla contestazione dell'omologazione della Fiat 500X diesel sollevate dal Ministro tedesco dei trasporti. La procura francese indaga anche su una versione di Espace: tre magistrati sono già al lavoro per verificare un'eventuale manipolazione delle emissioni
UE chiede spiegazioni a FCA. Indagato anche un diesel Renault
A.V.
4 min

ROMA - Non si placa la turbolenza intorno al Gruppo FCA. Dopo le accuse che ieri sono arrivate dalla Enviromental Protection Agency americana a cui l’ad Sergio Marchionne ha risposto con vigore «Non c'è da parte nostra nessun interesse a frodare. Abbiamo la coscienza pulita» oggi è la volta della Commissione europea. Se le parole del numero uno del gruppo italo americano hanno tranquillizzato le borse, con Exor (la holding della famiglia Agnelli che possiede FCA) in rialzo del 5,8% e FCA saldamente in terreno positivo (+4,5%), sicuramente non hanno avuto effetto sulla Commissione europea.

BRUXELLES - Da Bruxelles, infatti fanno sapere che si sta esaurendo il tempo che le autorità italiane hanno per dare le spiegazioni richieste sulla contestazione dell'omologazione della Fiat 500X diesel sollevate a settembre scorso dal Ministro tedesco dei trasporti. «Gli stati membri sono responsabili della certificazione delle auto – ha spiegato la portavoce della Commissione europea, Lucia Caudet - la Germania ha sollevato serie preoccupazioni sulla compatibilità di un modello Fiat con la legislazione europea sulle emissioni, cosa che le autorità italiane contestano».

GERMANIA - A questo punto «la Germania ha chiesto di intervenire in un processo di mediazione, che è uno sforzo per trovare un accordo comune – ha aggiunto la Caudet - Abbiamo ripetutamente chiesto alle autorità italiane di presentare spiegazioni convincenti e stiamo esaurendo il tempo, perché vogliamo concludere molto presto il negoziato». In Italia, invece, Altroconsumo e il Codancons hanno preso posizione.

ALTROCONSUMO - «Il comportamento finito sotto accusa negli Usa di spegnere i sistemi di controllo degli inquinanti in certe condizioni è plausibile che sia stato montato anche sui modelli in Europa – si legge nella nota di Altroconsumo - Gli studi della KBA tedesca e anche del CNR italiano avevano evidenziato queste anomalie. La differenza è che negli Usa occorre sempre dichiararlo all'EPA in fase di omologazione. In Ue la normativa lacunosa sembra lasciare al costruttore maggiore manovra a riguardo».

CONDACONS - Il Codacons, invece, ha presentato oggi un esposto alla Procura della Repubblica di Torino «Crediamo sia necessario accertare se i motori diesel contestati dalla autorità Usa siano commercializzati anche in Italia o se lo siano stati in passato - spiega il presidente del Codacons Carlo Rienzi – se dovesse emergere il coinvolgimento del mercato italiano, siamo pronti ad assistere i proprietari di vetture Fca in eventuali azioni legali, compresa una class action, al pari di quanto già fatto per il caso Volkswagen».

RENAULT - Anche Renault finisce nell’occhio del ciclone del Dieselgate. La procura di Parigi, infatti, ha istruito un’indagine sui motori diesel della Casa francese. La notizia è rimbalzata sui principali media francesi, secondo cui ci sarebbero già tre magistrati al lavoro per verificare un’eventuale manipolazione delle emissioni. La borsa francese ha reagito negativamente e le azioni Renault hanno perso il 4%. L’indagine della procura parigina sembra essere partita dal Ministero dell'Economia e delle Finanze francese, che si è attivato dopo i risultati dei test dell'associazione ambientalista tedesca Duh su una Espace 1.6 dCi.

RISPOSTA - A questo punto c’è stata un’indagine preliminare della Direzione generale per la concorrenza e la repressione delle frodi, che ha poi passato la pratica alla magistratura. Renault ha risposto con una breve nota in cui prende atto dell’indagine e ribadisce la posizione già espressa in passato, confermando «il rispetto della normativa francese ed europea:  i nostri veicoli sono e sono sempre stati omologati secondo la legge e non montano software fraudolenti in grado di influenzare i sistemi anti-inquinamento».


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