Italia-Germania, è scontro per FCA-Volkswagen

Una polemica iniziata nel giugno dello scorso anno, che ha avuto strascichi, accuse e richiami per tutta la seconda parte dell'anno scorso
Italia-Germania, è scontro per FCA-Volkswagen© ANSA
Pasquale Di Santillo
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ROMA - Ci vuole davvero una notevole dose di faccia tosta per alimentare una polemica dopo che per la prima volta - guerre mondiali e tragedie relative a parte - la Germania ha ammesso un grande errore da parte di una sua azienda. Senza che l’Europa (ovviamente a trazione tedesca) muovesse un dito, comprese le aziende concorrenti, per avere un minimo di chiarezza e magari qualcosa indietro per i clienti degli 11 milioni di vetture VW coinvolte (475.000 negli States). Appena l’America ha spinto l’acceleratore su FCA, nella maniera decisamente discutibile e lontana anni luce dai guasti dell’unico vero dieselgate, che abbiamo visto la scorsa settimana dall'EPA, ecco che da Berlino riaccendono le luci su una questione lasciata lì a macerare.

POLEMICA ANTICA. Una polemica iniziata nel giugno dello scorso anno, che ha avuto strascichi, accuse e richiami per tutta la seconda parte dell'anno scorso. Il 3 settembre, dopo vari botta e risposta, la Germania aveva chiesto infatti la mediazione dell’U.E. sulla disputa con l'Italia. E un portavoce della Commissione Ue aveva assicurato che Bruxelles avrebbe dato assistenza "per quanto possibile alle autorità italiane e tedesche per facilitare una comune visione del rispetto o del mancato rispetto delle regole da parte del produttore di auto", sottolineando però che il ruolo dell'organismo europeo avrebbe potuto essere solo "quello di mediatore, non di arbitro". L'8 dicembre scorso poi la Commissione aveva aperto una procedura d'infrazione contro la Germania e altri 6 Paesi (Gran Bretagna, Lussemburgo, Spagna, Grecia, Lituania e Repubblica ceca) per non aver applicato il sistema di penalità nei confronti dei produttori auto che hanno violato le norme europee sulle emissioni. E - sempre in quella data - la Commissione aveva bacchettato Italia e Francia per non averle ancora inviato il rapporto finale sulle emissione dopo quelli "ancora preliminari" fatti pervenire da Parigi il 2 agosto e da Roma il 5 settembre.

SCONTRO ISTITUZIONALE. Domenica il Ministro dei Trasporti tedesco Alexander Dobrindt in una intervista alla “Bild am Sonntag” ha attaccato pesantemente: «Le autorità italiane sapevano da mesi che Fca, nell'opinione dei nostri esperti, usava dispositivi di spegnimento illegali. Fca si è rifiutata di chiarire e la commissione Ue deve conseguentemente garantire il richiamo" di alcuni modelli. Un’intervista che sintetizzava le pressioni del governo tedesco, ripetute già il venerdì precedente, e che quello italiano, per voce del viceministro Riccardo Nencini, aveva definito "incomprensibile viste le risposte già ottenute dal Mit". Dal canto suo la Commissione dell’U.E., attraverso un portavoce, sempre venerdì aveva fatto sapere che si stava "esaurendo il tempo" per le autorità italiane per dare le spiegazioni richieste dalla Commissione europea sulla contestazione dell'omologazione di un modello della Fiat sollevate a settembre scorso dal ministro tedesco dei trasporti, ricordando però che "i poteri della Commissione sono limitati" perché può agire se uno Stato membro non rispetta le regole europee ma non "direttamente contro un produttore di auto. Sono gli stati membri ad essere responsabili della certificazione delle auto per la loro immissione nel mercato europeo e in questo contesto la Germania ha sollevato serie preoccupazioni sulla compatibilità di un modello Fiat con la legislazione europea sulle emissioni auto. Cosa che le autorità italiane contestano…».

IRRICEVIBILE. L’intervista del ministro tedesco ha così scatenato le reazioni del Governo italiano per bocca dei colleghi Calenda e di Delrio: «Berlino, se si occupa di Volkswagen non fa un soldo di danno - ha commentato il primo -. La richiesta di Berlino è totalmente irricevibile», gli ha fatto eco il secondo. Che ha aggiunto «abbiamo accettato di costituire a Bruxelles una commissione di mediazione perché non abbiamo niente da nascondere. I nostri test dimostrano che non esistono dispositivi illegali e comportamenti anomali». Secondo Delrio inoltre «questa interpretazione della Germania va contro le regole che ci siamo dati di responsabilità di ogni nazione verso le proprie case produttrici. Noi non abbiamo chiesto nessuna ulteriore indagine su Volkswagen, ci siamo fidati di loro. È giusto che il confronto avvenga sulla fiducia e il rispetto reciproci». Quanto al futuro, il ministro ha sottolineato che le strategie dell'Italia «mirano a ridurre drasticamente le emissioni di CO2 nel trasporto stradale. Per questo, abbiamo deciso, insieme agli altri Paesi europei, che dalla fine del 2017 entreranno in vigore i test di controllo delle emissioni eseguiti direttamente su strada, dove il comportamento dei veicoli è più rispondente a quello usuale». Italia-Germania non finisce proprio mai.


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