L'errore di Schwazer? Non essere né russo né cinese

Oggi a Rio la 50 km, che come la 20 km, sarebbe stata di Alex se non fosse stato tolto di mezzo da un’ingiustizia a orologeria. Ecco perché stiamo con lui e con Donati
L'errore di Schwazer? Non essere né russo né cinese© ANSA
Xavier Jacobelli
3 min

ROMA - Oggi a Rio sarebbe stato il suo giorno, il giorno della 50 km. Invece, sarà il suo tormento. Perché oggi Alex Schwazer avrebbe marciato sul mondo, contro il mondo e l’avrebbe riconquistato. Chiedere a Sandro Donati per credere. E, proprio per questo, il 10 agosto, i professionisti dell’antidoping riuniti nel conclave brasiliano l’hanno demolito con una sentenza iniqua, ingiusta, ignobile. Intervistato da Agorà, su Rai Tre, Donati ha parlato chiaro: "E' stata creata una manipolazione. Il controllo del primo gennaio è stato pianificato con un anticipo di 15 giorni. Bisognava mettere fine al mio impegno contro le federazioni corrotte e la Federazione internazionale di atletica lo è". E ancora: "Schwazer è fortissimo. Avrebbe tolto risultati a persone che hanno il dominio nella marcia”.

La domanda del giorno è: ma quanto è marcio il sistema dell’antidoping che ha fatto fuori il miglior marciatore del mondo? Il sistema che ci mette 8 mesi e 10 giorni per demolire Schwazer; effettua il prelievo il 1° gennaio e sulla provetta stampiglia Racines, paese di 4 mila abitanti e di un solo atleta; il 2 gennaio il campione arriva in laboratorio a Colonia, però viene analizzato soltanto il 14 aprile; risulta negativo, diventa positivo il 26 aprile e ufficiale il 13 maggio, cinque giorni dopo che Schwazer domina a Roma i mondiali di marcia a a squadre; per non dire degli altri 18 controlli, tutti negativi, che si sono succeduti dopo il test di Capodanno. La verità è che il guaio di Alex è non essere né russo né cinese, altrimenti a Rio avrebbe gareggiato regolarmente e avrebbe vinto sia la 20 km sia la 50 km. Nel silenzio assordante del Coni che, per motivi di realpolitik legati alla corsa di Roma 2024, si è astenuto da qualunque commento sulla sentenza del Tas, oggi, proprio oggi, vogliamo dire ad Alex che non è solo. Che fra lui, Donati, la Iaaf e il Tas stiamo tutta la vita con lui e con Donati. Oggi, proprio oggi, dovunque egli sia, prigioniero di un torto macroscopico e baro che ne ha distrutto i sogni e la carriera, Alex cerchi dentro di sé la forza per non arrendersi allo sconforto. La cerchi e la trovi, grazie anche a chi crede in lui. E, tanto più passa il tempo, quanto più non sopporta quest’ingiustizia a orologeria.

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