Contorsionisti, carovane e cadute di stile: ora tutti con Sinner

Il trionfo e le parole spese sul numero quattro del mondo
Stefano Boldrini
4 min

Siamo un popolo – anche – di carristi. Attenzione, non quella specialità che dal 1999 fa parte dell’Arma della Cavalleria, ma l’esercito sterminato che salta sul carro della gloria e sgomita per occupare il posto migliore. Una cosa molto italiana: sfruttare il successo altrui per farsi belli. Il carro di Jannik Sinner è partito da Torino, è arrivato a Malaga e ora sta facendo ritorno verso l’Italia. Non lo ferma nessuno, neppure un Lollobrigida qualsiasi. Non è un carro, ma una carovana, nella quale si accapigliano politici, sportivi di ogni genere, contorsionisti che ieri criticavano Sinner quando si chiamò fuori a settembre dagli incontri di Davis a Bologna per problemi fisici e oggi lo esaltano, firme prestigiose che si occupano di altro – cronaca, esteri, costume -, ma quando c’è di mezzo il tennis, usano computer e social come fossero una racchetta. Da giocatori, erano Fantozzi, ma oggi possono disquisire di Sinner come Panatta o Bertolucci. I quali, non a caso, sono stati i più eleganti in queste ore di delirio da Coppa Davis. Paolo Bertolucci ha scritto il 25 novembre su X: «Sono contento che abbiate scoperto nell’ultima settimana Sinner. Sul carro però avrete, in quanto ritardatari, solo posti in piedi». Adriano ha applaudito il trionfo dell’Italia in Davis dopo 47 anni, con una punta finale di ironia: «Comunque mi sono levato un peso, così almeno ora chiameranno loro».

Binaghi, Malagò e il Presidente Mattarella

Ironia che andrà forse spiegata al presidente federale, Angelo Binaghi, che ha l’enorme merito di aver riportato il tennis italiano a livelli di eccellenza – in Coppa Davis la squadra azzurra nel 2003 era sprofondata in serie C e i numeri dei tesserati in 20 anni sono quintuplicati -, ma quando parla, a proposito di carri, è un Leopard 2. Non ha detto nulla a Panatta, che vede come il fumo negli occhi, ma si è tolto un macigno dalle scarpe prendendo di mira il presidente del Coni, Giovanni Malagò: «Non ha mai trovato il tempo di complimentarsi per quello che stavamo facendo. Da lui mai un elogio, che caduta di stile. Credo che ora il tempo lo troverà». Detto che Malagò aveva già cinguettato sui social un messaggio – doveroso, ovvio – di plauso, non è una caduta di stile sfruttare il trionfo per regolare i conti con un vecchio nemico? Binaghi però è senza freni e quindi ha avuto la bella pensata di giocare un set anche con il Presidente della Repubblica: «Il 21 dicembre non potremo andare al Quirinale: ci dispiace da morire per il presidente Mattarella con cui abbiamo una promessa in sospeso. I ragazzi hanno già in calendario da tempo le vacanze in vista della partenza per l’Australia. La stagione del tennis è questa e noi dobbiamo essere sempre gli stessi, non perderci in passerelle, anche se quella al Quirinale ovviamente non lo è». Il presidente Mattarella, che ne ha viste di tutti i colori, compreso un fratello ammazzato dalla mafia, ha replicato con eleganza: «Sono a vostra disposizione». Gioco, set, partita.


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