E se il gioco diventasse un mestiere?

Una metamorfosi interessante, da approfondire e studiare, tra le tante proposte presenti nella giornata di domani a Let's Play
E se il gioco diventasse un mestiere?
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Da qualche giorno ormai, ogni videogiocatore dello Stivale sta facendo la fila per partecipare a un evento imperdibile per chi lo spirito ludico ce l’ha tatuato nel DNA. Ovviamente stiamo parlando di Let’s Play, il primo Festival del videogame in Italia. Tra le attività e i divertimenti che questa originale manifestazione sta organizzando, ce n’è una in particolare da segnalare. Domani alle 16.30, infatti, uno degli incontri della giornata si intitola Trasformare una passione in una professione. 

Le cose sono cambiate. L’amante dei videogiochi che per questa sua passione veniva preso in giro e considerato “nerd” non è più isolato e il numero dei videogiocatori italiani ha raggiunto i 25 milioni. La crescita esponenziale di questa comunità ha fatto nascere un’idea davvero interessante: il lavoro è una parte integrante della vita, allora perché non far diventare la passione più grande il proprio mestiere? 

A differenza dei paesi anglosassoni (in cui il fenomeno sta dilagando), l’Italia non è ancora pienamente convinta di questa possibilità. Sono circa mille gli addetti alla produzione dei videogame ma con un tasso di crescita del 30% rispetto al 2014. Si tratta di professioni ben retribuite, almeno in Gran Bretagna e USA, e richiedono, a differenza di quello che si può pensare, anni di studio e specializzazioni. Un’ottica che lentamente si sta facendo strada nel nostro Paese, dove sono sempre di più le università che decidono di inserire corsi ad hoc sulla produzione dei videogiochi. Si va dalla Statale di Milano che propone all’interno del Corso di Laurea Magistrale in Informatica un percorso Video Game articolato in due macro-aree, Game Design e Game Programming, fino a vere e proprie accademie con corsi di preparazione professionali, come l’Accademia Italiana dei Videogiochi a Roma. 

Tra le principali posizioni lavorative che queste scuole offrono possiamo trovare il game designer, ovvero la mente creativa che dà vita al videogioco, i designer e i sound designer, cioè gli artisti che realizzano la grafica e gli effetti sonori, per arrivare ai programmatori, senza i quali il videogioco non potrebbe esistere. 


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