Far Cry 6, alla conquista della libertad

Appuntamento con la storia.
Far Cry 6, alla conquista della libertad
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Iniziare Far Cry 6, sulle note di El Bella Ciao de Libertad, è come si suol dire in questi casi “puro godimento”. Ubisoft confeziona quello che probabilmente è il miglior capitolo della serie, anche meglio di quello di Vaas (per quanto è tosta ammetterlo). L’azienda canadese viene fuori da un periodo burrascoso, che l’ha vista rimandare tutta la sua lineup. L’attuale pandemia c’entra ma fine a un certo punto, con una rivisitazione di tutti i processi produttivi servita per ripartire con un nuovo corso.

Far Cry 6 è la perfetta summa dei 5 capitoli precedenti. Inseriamo anche il primo storico, quello in mano a Crytek prima che di cedere la licenza ad Ubisoft. L’isola di Yara ricorda moltissimo Kabatu e l’arcipelago di Rook Islands, con un ecosistema naturalistico senza precedenti. È facile essere rapiti dagli incantevoli tramonti, come pure essere aggrediti dal predatore di turno. Non siamo mai soli, questo è vero. Un fido compagno a 2 o 4 zampe sarà sempre al nostro fianco per difenderci e/o risolvere problemi.

Il contesto vede la/il protagonista agli albori di una rivoluzione, con uno spietato presidente che sfrutta la popolazione e l’isola per raggiungere i propri interessi economici e politici. Ubisoft questa volta non si risparmia, decidendo di raccontare una storia liberamente ispirata “alla storia”. Lo stesso Giancarlo Esposito, l’attore che interpreta il presidente Anton Castillo, si è ispirato alla figura di Fidel Castro. L’isola di Yara è un copia e incolla di Cuba, con gli stessi pregi e analogo destino.

Il gameplay gode di una profondità inedita, dove la ciliegina sulla torta è data dal crafting delle armi. L’artigianato bellico ruba la scena allo sviluppo del personaggio, vista l’assenza di uno skill tree dedicato alla crescita del PG. Nonostante questo le numerose attività e collezionabili sparsi per l’isola vi aiuteranno nella costruzione di una build che non si esaurisce al solo lato estetico. Contano i proiettili e non il trucco o l’abito da sera.


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