Pagina 0 | Da Nuvolari a Taruffi, i pionieri della moto

Il Mondiale è nato nel 1949 ma l’Italia aveva già i suoi eroi: Tenni fu il primo a imporsi al TT

Ci sono discipline in cui il titolo di campione d’Europa è un riconoscimento importante e altre, come il motociclismo in pista, in cui tale appellativo oggi è relegato nelle retrovie. Eppure, prima della creazione del campionato del mondo nel 1949, che anticipò di un anno la Formula 1, il massimo riconoscimento per un pilota era la conquista del campionato europeo. Istituito nel 1924 dall’allora Fédération Internationale des Clubs Motocyclistes, si disputò a lungo in prova unica, con rotazione della sede di gara. Per la prima edizione fu prescelto il tracciato di Monza: a imporsi nella classe regina, la 500, fu Guido Mentasti con la Moto Guzzi, mentre Jimmie Simpson ebbe la meglio tra le 350 e Maurice Van Geert nella 250. L’anno dopo i campioni d’Europa salirono da tre a quattro per l’introduzione della 175: i piloti di casa fecero tripletta con Mario Vaga nella 175, Mario Revelli nella 500 e nientemeno che Tazio Nuvolari nella 350.

Mantovano volante

Proprio “Nivola” è l’emblema del percorso di molti piloti dell’epoca: il Mantovano Volante iniziò a gareggiare in moto, nel 1920, quando aveva già 28 anni e continuò a farlo perché le competizioni a due ruote comportavano un minore esborso di denaro rispetto a quelle a quattro ruote che disputava saltuariamente. Nel 1923, per esempio, partecipò a 24 corse in moto e a quattro in auto. Due anni dopo, il primo settembre, fu invitato a Monza a guidare la P2 Alfa Romeo. Fece segnare tempi vicini al record di Antonio Ascari ma poi uscì di pista, ferendosi alle costole. Dodici giorni dopo, imbottito di feltro, salì in sella alla Bianchi 350 e conquistò il Nazioni che valeva come campionato d’Europa. In moto, Nuvolari conquistò 36 successi assoluti e 33 di classe, tre primati internazionali di velocità e due campionati italiani.


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Ferraristi

Tornando all’Europeo, nel 1926 iniziò il dominio dei piloti britannici con l’eccezione di Alfredo Panella, campione nel 1928 in 175. I piloti italiani ebbero bisogno del fattore campo per tornare a farsi valere: nel 1932 a Roma Carlo Baschieri vinse nella 175, Riccardo Brusi nella 250 e Piero Taruffi nella 500. Come Nuvolari anche quest’ultimo – a cui è intitolato il circuito di Vallelunga – si alternò tra moto e auto e proprio il successo sulla Norton nella gara di Montenero davanti a Giordano Aldrighetti, pilota della scuderia Ferrari di cui lo stesso Taruffi era portacolori tra le auto, costò al romano la fine del rapporto professionale con il Drake.


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Il diavolo nero

Nel 1938 l’Europeo divenne un campionato con otto GP in altrettante Nazioni. Con questa formula nel 1939 Doriano Serafini divenne campione continentale della 500 con la Gilera, grazie a tre vittorie e un secondo posto, precedendo Georg Meier con la BMW, che però saltò parte dell’annata per correre in auto. Anche il pesarese si cimentò con il volante, così come Omobono Tenni, che però fece la differenza in moto: campione d’Europa a Berna nel 1937 nella 250 e nel 1947 nella 500. The black devil (il diavolo nero) fu soprattutto il primo italiano a vincere il Tourist Trophy nel 1937: in quell’occasione le cronache riferivano che «Tenni sta curvando con pazzo abbandono, creando dubbi sul fatto che egli possa finire la gara in un pezzo solo». Il Mondiale doveva ancora nascere, ma l’Italia vantava già alcuni dei top rider.


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