Pagina 2 | Il Fenomeno del motocross
De Carli
A metà strada tra Padova e Patti, a Roma, ecco l’ultima speranza capace di trasformare la vicenda. Claudio De Carli, giovane e ambizioso manager già iridato con Chicco Chiodi, vide in quello scricciolo un futuro campione. Mai intuizione fu più azzeccata e nel corso di un inverno con la Yamaha YZ250 F il bruco divenne farfalla, trasformando la stagione 2004, la prima completa in MX2, in una formidabile rampa verso il primo Mondiale, nel 2005. Contro tutto e tutti, Cairoli corse verso un altro iride nel 2007, battendo Christophe Pourcel, il primo di una lunga serie di grandi avversari (Stefan Everts, James Stewart, Ryan Villopoto, Ken Roczen, Jeffrey Herlings, Tim Gajser, Jett Lawrence). Il 2008 avrebbe dovuto confermarlo in vetta al mondo quando un infortunio a un ginocchio frenò la sua corsa. Complicazioni serie rischiarono di fermarlo per sempre e soltanto l’intervento del dottor Claes e una volontà di ferro lo riportarono al cancelletto di partenza nel 2009 con una Yamaha 450. Al suo fianco sempre Jill, che lo ha accompagnato per tutta la carriera e che dal 2017 è sua moglie (dall’unione sono nati Chase Ben e Cody). Il terzo titolo lo incoronò come il più forte italiano di sempre, ma l’uscita della Yamaha dall’accordo con De Carli mise nuovamente la strada in salita. Nulla che potesse spaventare Antonio.
Cinque di fila
La scelta forte fu quella di mantenere il sodalizio con De Carli, un mentore e un secondo padre. A prendersi il “pacchetto completo” tutto italiano, facendo l’affare del secolo, fu la KTM che con Pit Beirer (oggi manager in Moto- GP) riconobbe il potenziale. In premio arrivarono cinque titoli consecutivi in arancione e per di più con una 350, meno potente rispetto alle 450 della classe regina ma più maneggevole. Nessun altro poteva accettare una sfida così folle, in una serie nella quale i piloti non facevano altro che chiedere cavalli. Anni leggendari, quando l’idea stessa che un italiano potesse essere il più forte di tutti sulla sabbia era inconcepibile, eppure lui divenne imbattibile sul più ostico dei terreni. Tony vinceva con facilità disarmante e più le cose si complicavano, più lui le rendeva semplici, come nel 2012, quando in Svezia venne scavalcato nel Mondiale da Clement Desalle: la sera stessa Cairoli annunciò la vittoria di tutte le 14 manche dei sette GP restanti, impresa quasi centrata, con tredici successi e un secondo posto, per l’inevitabile titolo mondiale. In quel periodo, Tony perse entrambi i genitori, e fu commovente l’omaggio alla memoria di chi lo aveva messo su una moto a quattro anni, con il successo nella gara successiva al funerale del padre e l’ottavo titolo iridato.