Caso Schwazer, il coach: "Alex ucciso dal punto di vista sportivo"

Sandro Donati, allenatore dell'olimpionico, ha parlato dei torti subiti per via della squalifica per doping: "Avrebbe dominato a Rio nel 2016"
Caso Schwazer, il coach: "Alex ucciso dal punto di vista sportivo"© ANSA
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ROMA - Sandro Donati, allenatore di Alex Schwazer, si è aperto ai microfoni di Sky Sport parlando del brutto periodo vissuto dall'atleta. Donati non ci va per il sottile quando deve commentare il sistema sportivo: "Si rifiuta di confrontarsi col sistema giudiziario. È abituato a comandare, è arrogante e cerca sotterfugi di ogni tipo. Al termine di perizie e udienze, un giudice ordinario è giunto alla conclusione che Schwazer non ha commesso il fatto e che la controparte ha operato delle falsificazioni. Schwazer era 'pericoloso' e andava reso poco credibile. Dopo aver eliminato lui hanno pensato di togliersi dalle scatole anche me, che parlavo del doping in maniera chiara".

Donati: "Alex ucciso sportivamente"

Tra gli aspetti più drammatici quello psicologico con il quale l'azzurro campione olimpico della 50 km di marcia a Pechino 2008 ha dovuto convivere per molto tempo: "Schwazer è stato ucciso dal punto di vista sportivo: è stato in depressione e assumeva farmaci importanti. Uno di questi gli era stato prescritto da un medico federale via mail. Io l'ho affidato a un mio amico psicologo. Non aveva una depressione strutturale, pagava il prezzo di quello che gli era successo. Ha diminuito e poi smesso i farmaci ed è tornato in forma" ha dichiarato Donati.

Donati: "Avrebbe vinto sia a Rio che a Tokyo"

Infine il coach parla delle ultime due edizioni dei Giochi dove Alex non avrebbe sfigurato se avesse partecipato: "Alex a Rio2016 avrebbe vinto tutte e due le gare di marcia, anche con un margine importante. A Tokyo 2020 sarebbe arrivato meno forte, vista l'età , ma avrebbe vinto ugualmente. Ora non se la sente più. La lotta al doping di oggi è nauseante".


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