Implacabile Stano: "La marcia sono io"

Vinti i Giochi sulla 20 km, il pugliese ci regala il primo oro di Eugene sulla 35. Capolavoro di potenza e coraggio per battere i kamikaze giapponesi Il dt: "Ha aperto una nuova era"
Implacabile Stano: "La marcia sono io"© EPA
Franco Fava
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Capolavoro Stano. Un anno dopo l’oro olimpico sui 20 km a Sapporo il trentenne pugliese di Grumo Appula conquista sulle strade di Eugene anche il titolo iridato nell’innovativa distanza dei 35 km. Il poliziotto delle Fiamme Oro, allenato dalla pluridecorata fiamma gialla Patrizio Percepese, entra nella storia della marcia dopo una condotta di gara impeccabile, praticamente fotocopia della gara olimpica. E’ l’unico dei sette campioni olimpici azzurri in Giappone a riconfermarsi al vertice mondiale. Il secondo a salire sul podio dopo il bronzo nell’alto di Elena Vallortigara. Il primo azzurro a centrare l’oro iridato 19 anni dopo quello di Giuseppe Gibilisco nell’asta a Parigi 2003. Un trionfo sull’asfalto bollente dell’Oregon che lancia sprazzi di luce sull’esiguo bilancio azzurro in questa rassegna iridata, che si è conclusa nella notte con la finale della 4x400 femminile.  

«Stano ha aperto una nuova era su questa distanza, che ha rimpiazzato la 50 km: ha percorso gli ultimi 5 chilometri in 19’50”, il parziale più veloce di tutta la gara (media di 3’58” al km; ndr)», il giudizio del d.t. azzurro Antonio La Torre, uno che di marcia se ne intende perché portò Ivano Brugnetti all’oro olimpico sulla 20 km ad Atene 2004. Fino a ieri era di Brugnetti anche l’ultimo trionfo iridato azzurro sulla più lunga distanza della marcia: nel 1999 con la 50 km. Nella storia della specialità, tanto cara agli italiani (leggi le gesta olimpiche di Dordoni, Visini e Damilano, oltre a Brugnetti e più tardi anche di Schwazer, per restare al dopoguerra), soltanto il polacco Robert Korzeniowski era stato capace di bissare l’oro olimpico con quello mondiale. Ci riuscì in due occasioni dopo Sydney 2000, a Edmonton 2001 e Parigi 2003, entrando così nella leggenda. 

Accoppiata

Nella leggenda ora c’è anche Stano. Campione di determinazione, potenza e coraggio. Aveva scelto di percorrere le praterie sconosciute dei 35 km abbandonando la distanza breve per tornarci tra meno di un mese agli Europei di Monaco. Per provare l’effetto che fa a bruciare tutta d’un fiato l’intera distanza senza mai un tentennamento, una ammonizione o uno sguardo all’indietro o di lato. E magari puntare ad entrambe tra due anni ai Giochi di Parigi 2024. «Datemi pure dell’arrogante, ma oggi la marcia sono io». Come dargli torto quando il cronometro si è fermato sulle 2h23’14” a una clamorosa media di 14,661 km/h. E’ ovviamente record del mondo ma verrà ratificato da World Athletics solo il primo gennaio. Il secondo di distacco è il più esiguo nella storia dei Mondiali dopo l’arrivo abbracciati, con lo stesso tempo, dei due sovietici Potashov e Perlov nella 50 km a Tokyo 1991

Tattica suicida

A 100 metri dall’arrivo Stano ha scartato per acciuffare il tricolore, senza mai perdere di vista il giapponese Kawano, che con la forza della disperazione tentava di rientrare recuperando i dieci metri di ritardo con una azione scomposta. Kawano ha tentato anche il tuffo da velocista, rovinando però sull’asfalto e maledicendo ancora una volta quell’oro che per il suo Paese sembra stregato. Anche sulle strade olimpiche di Sapporo il duello Italia-Giappone finì a nostro favore con Ikeda e Yamanashi costretti ad accontentarsi dei due gradini più bassi del podio. Per mettere in difficoltà Stano, i giapponesi si erano preparati a puntino con una tattica di gara rivelatasi alla fine suicida. Fino al 20 km il nipponico Matsunaga si era sacrificato su andature che lo avevano portato a un vantaggio superiore al minuto sul gruppetto di testa. Ma Stano non ci è cascato: ha lasciato che Matsunaga si cuocesse da solo e a ricongiungimento avvenuto ha preso in mano le redini della gara, costringendo i superstiti a staccarsi uno a uno. Fino all’irriducibile Kawano. 


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