Vita da pacer: Germana, una runner tra corsa e terapia intensiva

Germana Bartolucci, tesserata con la Podistica Solidarietà e pacer dell’Acea Run Rome The Marathon, lavora in prima linea all’ospedale Santo Spirito di Roma tra la sala operatoria e la terapia intensiva. La corsa è il modo per tenere in equilibrio la sua vita
Vita da pacer: Germana, una runner tra corsa e terapia intensiva
Cesare Monetti
5 min

Reparto di terapia intensiva e sala operatoria, ospedale e mascherine, ambulanze e pressione lavorativa. Aria fresca, relax mentale che arriva mettendo un passo dopo l’altro con determinazione ed energia nell’allenamento di corsa quotidiana. E’ la vita di Germana Bartolucci, infermiera all’ospedale Santo Spirito di Roma, zona San Pietro. Due lauree e due master, una vita a salvare vite, forse un gioco di parole ma di sicuro non un gioco quando sei lì con i malati che contano su di te.

41 maratone nel palmares di runner, finish-line conquistate con tanta passione per lo sport che da sempre insieme allo studio e al lavoro condizionano la sua realtà: “Dovevo fare la pacer all’Acea Run Rome The Marathon dello scorso marzo con il gruppo delle 4 ore, purtroppo il Covid19 ce l’ha impedito. Ma torneremo, la maratona di Roma, tornerà. L’ho già corsa sette volte, di cui una da Pacer. Ma non per questo oggi mi arrendo, anzi tutti noi runner non dobbiamo arrenderci” le prime parole appena sentiamo Germana. Il discorso non può non scivolare subito sulla situazione ospedaliera, una testimonianza diretta e vera da chi vive questo dramma coronavirus in prima linea: “Siamo un ospedale Covid, la situazione da noi è davvero di forte rischio, anche per noi operatori oltre che per i pazienti. Già dal primo lockdown di marzo il tutto si sta rivelando una situazione molto pesante e lavoriamo in modalità ‘multitasking’, coprendo spesso più esigenze. Se il sistema sanitario sta procedendo anche in questo momento è grazie al grande impegno di tantissime persone”.

Ma dopo il lavoro c’è Arianna, la figlia tredicenne da seguire e anche qualche ora per sé stessi: “Sì, alla fine dei turni spesso con alcuni colleghi andiamo a correre insieme, serve a scaricare mentalmente. Lo sport è una grande medicina, anche mentale, l’ho sempre saputo. Ho praticato per tanti anni pallavolo a livello agonistico giocando anche in serie C, poi ho iniziato a correre al parco della Caffarella e da anni corro per la società Podistica Solidarietà dove ho anche conosciuto tantissimi amici”.

Un difficile momento questo per tanti runner o sportivi in generale che non possono fare gare, partite di campionato o nulla di veramente agonistico. Niente traguardi, niente sogni, pochi stimoli: “La motivazione ora come non mai deve nascere da noi, non dalle competizioni che oggi mancano. Io ho un rapporto di amore folle con la corsa e dovrebbe esserci in tutti i podisti un feeling speciale con questo momento vero di libertà. Ho corso tantissimi anni senza alcun gps e senza far gare, ma ero costante, assidua, di certo caratteristiche che mi appartengono. Ma più correvo, più mi scoprivo e mi conoscevo, mente e corpo sempre più vicini. Un binomio sempre più inscindibile. La vedo così, più si è liberi di testa e più si entra in contatto con il proprio corpo, il rapporto con il proprio io è totale nella fatica, che poi è grande gioia, della corsa”.

Oltre 12 gare, tra maratone e mezze maratone, nel ruolo di pacer, in pratica un angelo del tempo che in gara ti sprona, ti aiuta, ti convince che l’arrivo è una meta possibile, come per i suoi pazienti anche i runner in gara contano su Germana, sulla sua forza ed esperienza: “Il mio consiglio oggi a tutti gli sportivi di ogni disciplina è quello di non lasciarsi andare, di reagire, di non abbattersi perché i momenti bui passano sempre. Così come in gara, in un’estenuante maratona, c’è sempre un momento che siamo esausti e non crediamo di poter arrivare alla fine, ma non è così, tutte le crisi passano. Nella mia vita grazie alla corsa ho capito che i limiti si possono superare quindi passerà anche questo terribile momento che stiamo vivendo a causa del Covid19. Non arrendiamoci, non abbattiamoci, l’allenamento è una pratica quotidiana fondamentale per tenersi in forma, è “nutrimento” per la mente. Ogni volta che indossiamo quelle scarpe ed usciamo a correre,  abbiamo già vinto per certi versi. E quella costanza, prima di tutto il resto, nutre la nostra forza interiore. Torneranno i brividi di una partenza, il ritmo da seguire, una tabella d’allenamento serrata da perderci il sonno, conquisteremo medaglie e viaggeremo in mille città. Tra il divano e le scarpe da corsa, preferisco le scarpe!”


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