Leo Di Angilla, percussionista di Jovanotti: “Ho preparato la Venicemarathon mentre ero in tour”
Una figura poliedrica quella di Leonardo ‘Leo’ Di Angilla, percussionista professionista da quasi vent'anni, tra i più attivi in Italia, e che vanta numerose collaborazioni con artisti del calibro di Jovanotti, Mike Patton, Biagio Antonacci, Tiziano Ferro, Roy Paci, e tanti altri.

Sul piano professionale Leo ha realizzato anche altri progetti, come “iplaypercussion”, una scuola di musica interamente online, e la stesura di un libro: “Ritmo per correre. Come ho preparato la Venice Marathon mentre ero in tour, tra palco e asfalto”. Quest’ultimo riunisce due grandi passioni del percussionista, la musica e la corsa, un binomio estremamente virtuoso se si pensa al fatto che la maggior parte dei corridori amatoriali affronta la corsa quotidiana a ritmo di musica.

Quando e perché ha iniziato a correre?
“Ho iniziato a correre più o meno 10 anni fa, in modo assolutamente non premeditato. Tra l’altro, come scrivo nel libro, fino a quel momento non riuscivo proprio a comprendere quale fosse il motivo che spingesse le persone a correre! Una mattina, durante una caldissima vacanza estiva con la famiglia, mio figlio più grande, allora quattordicenne mi chiese di uscire a correre con lui e, senza esitare, ho accettato l’invito insolito. Dopo quella prima uscita lui ha smesso, io continuo ad uscire a giorni alterni!”.
Quali sono i momenti della giornata e i posti dove preferisce allenarsi?
“In realtà preferirei allenarmi in mezzo alla natura, in montagna, ma vivo a Venezia, quindi posso correre “solo” tra calli, ponti e campielli., ho un giro in Venezia di circa 15km dove supero ben 65 ponti. Preferisco in assoluto alla mattina, ma non ho un orario fisso. A seconda della stagione posso uscire alle 6 del mattino come a mezzogiorno, l’importante è che sia prima di pranzo. Le distanze che percorro sono spesso in funzione del momento, se sto preparando qualche gara (senza alcuna velleità se non quella di arrivare stanco ma felice al traguardo) percorro diverse distanze a diverse velocità, se invece sono in un momento di relax come in questi giorni, amo uscire tre volte alla settimana percorrendo circa una decina di chilometri, giusto per rimanere in movimento”.
Meglio correre in compagnia o da soli?
“A me piace molto correre da solo, mi piace ascoltare il mio corpo e i miei pensieri, ma quelle rare volte che esco in compagnia lo trovo molto piacevole”.
Come è cambiata la tua vita da quando hai la passione della corsa?
“E’ cambiata molto. Sia dal punto di vista delle abitudini, che mi hanno portato ad avere degli appuntamenti fissi con l’attività fisica che prima non avevo, sia dal punto di vista della propriocezione. È cambiata anche l’attenzione alla salute fisica in generale e all’alimentazione. Un’altra cosa che è radicalmente mutata in me da quando ho iniziato a correre è la percezione della fatica. Quando si corrono medie e lunghe distanze (parlo sempre a livello “umano”, dove la maratona è considerata una lunga distanza) si portano il proprio fisico e la propria mente ai confini di quella che consideriamo essere la nostra soglia di sopportazione della fatica. Avere l’opportunità di visitare di tanto in tanto questi territori della nostra resistenza psicofisica è una vera e propria occasione straordinaria e una ricchezza”.
Domanda quasi scontata, corri ascoltando musica?
“Corro sia senza che con la musica. Dipende. Alcune volte mi piace come ho detto prima, uscire in silenzio, o meglio, ascoltando i suoni che mi circondano, il suono dei miei passi, del fiato, lasciando spazio ai pensieri e all’attenzione al gesto fisico. Altre volte, soprattutto quando sono a rischio noia, mi piace approfittare dell’uscita per ascoltare nuovi dischi o musica che ho ascoltato raramente”.

“Per me assolutamente sì! La corsa è ritmo, è cadenza! Faccio talmente tanta attenzione alla cadenza dei miei passi quando corro, cercando di mantenerla all’interno di un determinato range, i famosi 180 battiti/passi al minuto, perciò ho realizzato appositamente delle musiche per correre (si trovano su tutte le piattaforme di streaming musicale a nome “Rhythm 4 Running”), le ho utilizzate anche per prepararmi alla Venicemarathon del 2019 come descrivo nel libro”.
Parliamo di gare, eri fra gli eroi della Maratona di Venezia con l'acqua alta fino alle ginocchia?
“In realtà ho saltato quella edizione (2018)…Ho corso quella del 2017 e quella del 2019…”
Raccontaci come è nata l'idea di scrivere il libro: "Ritmo per correre. Come ho preparato la Venice Marathon mentre ero in tour, tra palco e asfalto”
“L’idea di questo libro è nata per caso, come spesso succede. Un giorno, nel luglio del 2019, mi è venuta la voglia di correre un’altra maratona. Avrei voluto fare New York, che non ho mai corso, ma gli impegni lavorativi (il tour con Marco Mengoni nell’autunno dello stesso anno) non mi consentivano di prendere questo impegno. Allora ho pensato di correre la mia terza Venicemarathon, alla quale sono particolarmente affezionato essendo io veneziano. Essendo una preparazione molto complessa, perché in concomitanza con un altro tour che dovevo affrontare durante l’estate, il Jova Beach Party con Jovanotti, ho pensato di documentare giorno per giorno, uscita per uscita, corsa per corsa, il mio avvicinamento a questo evento sportivo preparato durante un tour straordinario. Di qui l’idea di raccogliere tutti gli appunti e metterli assieme in un unico racconto, che poi è diventato il libro”.
E' il tuo primo libro, ce ne saranno altri? Sarà la corsa il tema dei tuoi futuri libri?
“Sì, dopo tantissimi dischi, questo è il mio primo libro, e mi ha dato talmente tanta soddisfazione scriverlo che sicuramente proverò a scriverne degli altri. Non so se i prossimi parleranno di corsa, potrebbe essere, ma non è sicuro”.

“Perché potrebbe essere interessante confrontarsi con il racconto di una persona “normale” che affronta una preparazione a un evento sportivo così impattante sia fisicamente che mentalmente. Perché può essere incoraggiante se qualcuno decide di cimentarsi in una maratona o altre distanze, in fondo se ce l’ho fatta io ce la può fare chiunque. Perché leggendo il racconto del mio conflitto interiore tra fatica e soddisfazione, frustrazione ed entusiasmo, si può trovare uno stimolo a non abbandonare qualche proposito o qualche obbiettivo, sia podistico che di vita”.
Il tuo libro può essere utile a chi voglia avvicinarsi al podismo?
“Secondo me sì, anche solo per dare uno sguardo alle meravigliose cose che accadono quando ci appassioniamo alla corsa, a questo gesto che abbiamo istintivo e che è caratteristico del nostro essere umani”
Ha altre gare in programma?
“In questo momento no, ma ho una grossa competizione con me stesso in atto: da molti anni ho iniziato ridurre sempre di più la dimensione delle scarpe con le quali corro, fino ad arrivare ad oggi al barefoot Running (la corsa scalzo, o con calzature iper-minimali). La mia sfida, in questo momento, è arrivare a correre scalzo le distanze che correvo con le scarpe da running senza infortunarmi e divertendomi!”
