Sport motore di vita, le storie che fanno grande Acea Run Rome The Marathon

Domenica 17 marzo sulla linea di partenza Michael Ritson e Felice Nucci perché la maratona è motore della vita
Sport motore di vita, le storie che fanno grande Acea Run Rome The Marathon

ROMA – Fervono i preparativi per la Acea Run Rome The Marathon che vedrà il via domenica 17 marzo. Oltre 19mila i runner che saluteranno il Colosseo da una posizione privilegiata, la linea di partenza di questa emozionante gara per la quale ciascuno si sta preparando da diverso tempo. Da qui affiorano le storie di tanti maratoneti che hanno messo in calendario questo appuntamento, simbolo di obiettivi che vanno oltre il traguardo.

Craig Maxwell

Si unisce alla festa di Acea Run Rome The Marathon il britannico Creative Lead del prestigioso circuito di rugby Six Nations Michael Ritson, passo dopo passo per tutti i 42195 m porta con sé l’impegno che ha sposato nei confronti del collega Craig Maxwell, affetto da un cancro incurabile. Craig ha deciso di andare oltre la sua vita e provare a fare qualcosa che possa aiutare a fare la differenza nelle cure contro il cancro in Galles in quel futuro che, sfortunatamente, non potrà vivere. Un impegno, quello di Craig, frutto dell’indole e della volontà di testimoniare ai propri figli la propria forza anche di fronte alle avversità, quando conta davvero crederci per fare la differenza. Grazie alla sua collaborazione con il Cancer Network Wales e Velindre, Craig ha individuato un progetto dell'All-Wales Medical Genomics Service (QuicDNA) che accelera i tempi diagnostici. Michael ha dunque il compito di correre per Craig, perché in fretta si possa raggiungere l’obiettivo di raccogliere 500.000 sterline. 

Felice Nucci

Fa parte dello schieramento speciale in partenza di ogni edizione, quella dei “Senatori”, uomini e donne la cui passione per questo evento è nata con la stessa manifestazione, sempre presenti al via, sempre sul traguardo a raccogliere i meritati onori. Felice Nucci il colpo di fulmine lo ha avuto proprio quando ha sentito parlare della prima maratona di Roma, e allora giù dalla bici dalla cui sella ha affrontato più di 2mila volte le salite del Terminillo per andare al lavoro, e via, di corsa con il traguardo in mente. Felice è un maratoneta come tanti che sente la maratona come metafora di vita, la gioia della partenza, la meraviglia dei km che scorrono, la prima mezza maratona, quando la fatica comincia a farsi sentire. Come nella vita, andare avanti è un potere della mente, della voglia di esplorare cosa c’è dopo e di condividerlo con gli altri maratoneti e con chi fa festa lungo le strade. Qualche tentennamento, magari una piccola crisi ma l’esperienza fa gioco alla volontà, è così che Felice ha conquistato già 28 traguardi della maratona di Roma, tutti benedetti da una piccola lacrima che nasconde un fiume in piena di emozioni, quella lacrima che vale tutto l’impegno e tutti i tentennamenti, quella lacrima che ha potuto condividere una volta con sua figlia e che gli ha aperto le porte del Trofeo Dorando Pietri, per averla condivisa con un’atleta messicana in difficoltà. Felice è un maratoneta come tanti, o forse no…Da quando dieci anni fa gli è stata diagnosticata la Sindrome di Guillain Barré, una neuropatia che crea debolezza muscolare, Felice ha potuto apprezzare tante cose della vita, far emergere la sua vocazione da scrittore, e ancora di più la maratona. L’esercizio fisico, infatti, rallenta la progressione della malattia, quella stessa grazie alla quale ha scoperto di avere altre energie nella propria mente. Una testimonianza importante quella di Felice, un messaggio sincero di invito a saper proseguire il proprio cammino, e se questo porta alla maratona di Roma, al traguardo le emozioni suoneranno in sinfonia. 


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