America's Cup, la profezia sbagliata di Jones e gli errori da non commettere

Meno certezze per Te Rehutai, più consapevolezza per Luna Rossa. Che duelli tra Burling e il duo Spithill-Bruni. Venerdì si riparte dall'uno a uno
America's Cup, la profezia sbagliata di Jones e gli errori da non commettere© Getty
di Biagio Angrisani
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ROMA - Dopo il primo giorno di regate nell'America's Cup qualche certezza in meno per Te Rehutai e un po' di consapevolezza in più per Luna Rosa. L'uno a uno è il perfetto equilibrio in attesa delle due sfide di venerdì 12. Forse qualche riflessione in più la farà anche il kiwi Murray Jones, uno dei più grandi  sailor di tutti i tempi dell'Auld Mug: ha conquistato la Coppa delle Cento Ghinee nel 1995, 2000, 2003, 2007, 2013 e 2017 e stavolta non coinvolto nel progetto neozelandese. Capitan Jones, nei giorni precedenti la partenza della 36ª edizione, si era decisamente allargato indossando le vesti di Sibilla d'Hauraki paventando anche un "whitewash" (imbiancamento, ossia il cappotto nel gergo sportivo) da parte di Te Rehutai ai danni di Luna Rossa. Eccessivo alla luce di ciò che aveva sancito già la Prada Cup, ancora di più dopo i primi due "faccia a faccia" nella Coppa America. 

LA FORZA E GLI ERRORI - Emirates Team New Zealand ha senza dubbio un AC75 iper competitivo ma comunque pienamente nella prima generazione di queste nuove imbarcazioni mentre qualcuno si era spinto a classificare la creatura di Dan Bernasconi già quasi di seconda generazione. Di Luna Rossa Prada Pirelli si sanno molte più cose perché prima di poter acquisire lo status di Challenger of Record ha dovuto battere American Magic e Ineos Team UK.  Nella prima regata, grazie anche a un'ottima partenza, Te Rehutai è stata in testa dall'inizio alla fine: Peter Burling è stato perfetto. L'australiano Jimmy Spithill e Francesco Bruni, timonieri di Luna Rossa, hanno tentato di ridurre il distacco e riaprire la contesa, ma alla fine i neozelandesi hanno chiuso con 31 secondi di vantaggio. Nonostante la sconfitta, una penalità richiesta e non concessa e qualche passaggio non perfetto, Luna Rossa ha avuto netta consapevolezza che l'AC75 maori non era stato già scelto come figlio prediletto e invincibile di Eolo e Nettuno. E infatti nella seconda regata, grazie anche a un'ottima partenza, Luna Rossa è stata sempre in testa toccando anche un vantaggio quattrocento metri che poi si è ridotto sensibilmente nel quinto lato quando Peter Burling ha scelto la sinistra mentre il duo Bruni-Spithill ha scelto la destra. Il distacco è calato sino a meno di centocinquanta metri, ma la rimonta non si è concretizzata anche per l'attenta copertura di Luna Rossa nel sesto lato e la chiusura finale con sette secondi di vantaggio.

GIOVEDì - Dato il fuso orario, adesso a Auckland è già giovedì e vigilia del ritorno in acqua per gara 3 e gara 4. Nei primi due round si è gareggiato con un range di vento dai 13 ai 17 nodi, in teoria più favorevole a Te Rehutai, ma Luna Rossa sì è dimostrata competitiva. Max Sirena, skipper e team director dell'imbarcazione italiana, è apparso soddisfatto e ha ammesso che qualche errore commesso sarà opportunamente valutato. Fare meno errori possibili è un viatico per la conquista dell'America's Cup che dal 1851 a oggi è stato vinto soltanto da quattro nazioni: Stati Uniti, Nuova Zelanda, Australia e Svizzera. Per conquistare la Coppa occorre arrivare a quota sette vittorie in tredici regate. C'è tempo. 


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