Covid: Codogno un anno dopo, com'è la situazione oggi

Il 20 febbraio 2020 è stato individuato per la prima volta in Italia il Coronavirus: il comune lodigiano è stato travolto da una vera e propria strage
Covid: Codogno un anno dopo, com'è la situazione oggi© ANSA
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ROMA - È passato un anno da quando il Covid-19 è entrato nelle vite di tutti noi. Il 20 febbraio 2020 l'Italia ha scoperto il Coronavirus. In pochi giorni la Regione più popolosa e produttiva del paese, la Lombardia, è entrata in crisi. Nonostante le zone rosse, la Lombardia è entrata in lockdown totale dal primo marzo, le scuole sono state chiuse per nove mesi, le persone sono rimaste in casa a lottare con il virus. In trincea i medici e tutto il personale sanitario, alle prese con carenza di strumenti, spazi e dispositivi di protezione, che non riescono a frenare l'ondata di pazienti. "All'inizio c'eravamo attrezzati per vedere quante mascherine avessimo, le tute e tutto il necessario: lo avevamo immaginato più come un esercizio senza o con poca necessità, un po' alla luce delle esperienze della Sars-Cov1 o sulla Mers e altre patologie che in realtà si è riusciti a controllare. Invece io stesso, perché la sofferenza era tanta, ho aiutato a spostare le salme dalla nostra camera mortuaria alla cappella", ha raccontato il virologo Fabrizio Pregliasco, direttore sanitario dell'Irccs Galeazzi di Milano. "È successo in tanti luoghi di Italia ma viverlo di persona è stata una cosa diversa: è un ricordo che rimarrà indelebile", ha aggiunto. 

Covid un anno dopo: Codogno come Wuhan

"Ho visto direttori sanitari piangere, avevamo una sorta di senso di impotenza, ma ci siamo tenuti tutto dentro come un peso forte, ma in quel momento dovevamo dare risposte", ha invece ricordato Giulio Gallera, ex assessore al Welfare della Regione Lombardia e oggi consigliere regionale di FI. "Mi ricordo della telefonata la sera del 20 febbraio, quando ci hanno confermato il primo paziente Covid: siamo subito corsi in Regione ad attivare l'unità di crisi. Subito dopo, tra venerdì e sabato, abbiamo avuto la percezione della gravità e della vastità della situazione. Da quel momento siamo entrati in un vortice convulso: sembrava di provare a fermare con le mani una diga che si era rotta", ha ammesso. "Quando ho saputo della prima diagnosi, tra me e me ho pensato che in quel momento avevamo bloccato i voli dalla Cina e invece il virus era già qua", ha rammentato Raffaele Bruno, infettivologo e direttore della clinica di malattie infettive al Policlinico San Matteo di Pavia, che ha curato Mattia, il 'paziente 1'. Quando lo ha visto uscire dall'ospedale, "ho pensato che avevamo vinto una battaglia, una grande soddifazione".

Codogno oggi: la situazione dei contagi

Oggi il Covid non è scomparso ma i numeri di Codogno sono decismente più bassi rispetto a un tempo. 21 positivi su 16 mila abitanti e un solo ricoverato. Il bilancio finale di 12 mesi di emergenza è di più di duecento morti per il Coronavirus: 224 solo tra marzo e maggio. Nel cimitero, dove il 2 giugno il presidente Sergio Mattarella ha voluto una stele in ricordo dei caduti, ci sono ancora tombe provvisorie con i fiori poggiati sulla terra. A breve il sindaco Francesco Passerini inaugurerà il memoriale alle vittime. È nell’area verde di via Collodi, un monumento sobrio, con al centro l’albero simbolo di queste terre: una pianta di melo cotogno illuminata giorno e notte.


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