Perché i vaccini Pfizer e Moderna non producono coaguli nel sangue

Rispetto ad AstraZeneca e Johnson & Johnson questi due sieri sembrano più sicuri ed efficaci: scopri il motivo
Perché i vaccini Pfizer e Moderna non producono coaguli nel sangue© EPA
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Continuano a verificarsi casi di trombosi a seguito delle vaccinazioni per il Covid-19. Nello specifico sono finiti sotto accusa due vaccini, quello anglo-svedese AstraZeneca e quello americano Johnson & Johnson. Nessun problema sembra invece esserci con i sieri Pfizer e Moderna. Come mai? A provare a dare una spiegazione ci ha pensato l'epidemiologo spagnolo Oriol Mitjà. Perché alcuni vaccini per il Coronavirus scatenano delle trombosi ed altri no? "I vaccini sono composti da parti, la prima è la proteina spike e l'altra è l'auto, il veicolo a cui è collocato il tutto. Quasi tutti i vaccini contengono un antigene molto simile. Poi abbiamo due veicoli, uno è l'RNA, che è trasportato in Pfizer e Moderna, e l'altro è un adenovirus", ha spiegato l'esperto.

Pfizer e Moderna, le differenze con gli altri vaccini

Oriol Mitjà ha fatto sapere che "il problema è nel veicolo e nell'adenovirus che teoricamente indurrebbe questa tempesta di trombi". AstraZeneca e Johnson & Johnson utilizzano un adenovirus simile come veicolo mentre Pfizer e Moderna usano l'RNA. Questa, anche se non vi è certezza al momento, potrebbe spiegare la non comparsa di trombosi come effetti collaterali in alcuni vaccini per il Coronavirus.

Come sono fatti i vaccini contro il Coronavirus

Il vaccino AstraZeneca si basa sulla tecnologia del vettore virale: cioè si usa un virus simile a SarsCov2, ma non aggressivo (un adenovirus da scimpanzè), cui vengono aggiunte le informazioni genetiche che dovrebbero allertare la risposta immunitaria dell' organismo. Anche il vaccino Johnson & Johnson utilizza un vettore virale, più precisamente un adenovirus umano.

Il vaccino Pfizer, così come Moderna, utilizza invece la tecnica dell'mRNA messaggero, che consiste nell'utilizzare la sequenza del materiale genetico del nuovo coronavirus, ossia l'acido ribonucleico (Rna). L'obiettivo è somministrare direttamente l'mRna che controlla la produzione di una proteina contro la quale si vuole scatenare la reazione del sistema immunitario.


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