Stiamo diventando insensibili alla violenza

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Stiamo diventando insensibili alla violenza
Ivan Zazzaroni
2 min

Sembriamo anestetizzati: l’insensibilità alla violenza nasce evidentemente dalla crescente abitudine a episodi come quello di domenica scorsa a Seregno dove il padre di un “pulcino” di 9 anni l’ha voluta risolvere con un calcio alla schiena del dirigente che stava tentando di riportare alla calma i protagonisti di un tafferuglio sulle tribune.

Orribile il comportamento del genitore, singolare quello della vittima che - così raccontano le cronache - sulle prime non ha sporto denuncia ed è anzi rientrato a casa con tutto il carico di dolore e frustrazione. Probabilmente gli sarà sembrato il modo migliore per provare a sminuire l’episodio riportandolo a quello che avrebbe dovuto essere, una partita di calcio tra bambini.

Solo in serata, diventato insopportabile il dolore, si è fatto ricoverare, scoprendo di avere un rene danneggiato al punto da richiedere un intervento d’urgenza. Ha addirittura rischiato di morire.

L’uomo, animato da sincera e commovente passione, ha la mia solidarietà: l’intenzione era evidente. Penso tuttavia che per proteggere i bambini non basti coprir loro gli occhi e farli rientrare negli spogliatoi, come in effetti è successo: la migliore risposta di fronte a situazioni del genere, quella che va trasmessa universalmente, è la denuncia immediata.

Non ci si può limitare a silenziare la violenza: ci si deve ribellare con gli strumenti che la società civile ci ha fornito. Nessuna giustificazione per il genitore violento che, tra un processo e l’altro, avrà il tempo per riflettere su quello che ha combinato. Chiunque può essere un barbaro, disse Leonard Woolf, rimanere un uomo civilizzato richiede uno sforzo terribile.


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