Sharon Stone: "Volevo uccidere mio nonno. L'ictus? Ero moribonda..."

Nuove confessioni dell'attrice nella sua autobiografia: "Quando pensavo di non farcela mia madre mi ha accarezzato il volto e ho sentito che mi amava, dopo anni di incertezze"
Sharon Stone: "Volevo uccidere mio nonno. L'ictus? Ero moribonda..."© ANSA
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ROMA - Non solo Basic Instinct, 'l'inganno' che la spinse a togliere gli slip davanti alla cinepresa e le molestie di un produttore. Nell'autobiografia di Sharon Stone c'è anche l'ictus e un nonno che abusò della sorellina dell'attrice, Kelly, 5 anni, davanti agli occhi di Sharon stessa che ne aveva appena 8: "Avrei voluto accoltellarlo a morte. E quando ho interpretato la serial killer in Basic Instinct, ho attinto alla rabbia covata, ho fatto uscire l'oscurità che avevo dentro...".

Sharon Stone e la malattia

Nel 2001 Sharon Stone, una delle attrici più celebri al mondo, fu colpita da un grave ictus cerebrale che, oltre alla salute, le distrusse carriera, famiglia, patrimonio finanziario e fama internazionale. Nella sua autobiografia ha ripercorso quel terribile momento: "Ho aperto gli occhi e ho visto lui, davanti a me, a pochi centimetri dal mio viso. Un perfetto sconosciuto mi guardava così teneramente da farmi credere di essere in punto di morte. Un uomo bellissimo mi stava accarezzando la testa e i capelli. Per un attimo ho sperato che fosse lì perché mi amava. E invece ha detto: "Ha un’emorragia cerebrale". Mentre lui mi toccava con delicatezza il capo, io, sdraiata sulla barella, ho capito che nessuno dei presenti in quella stanza era lì perché mi amava. L’ho semplicemente intuito, non mi serviva un’emorragia cerebrale per rendermi conto dell’incredibile battuta d’arresto nella mia esistenza. Erano gli ultimi giorni di settembre del 2001 e mi trovavo al pronto soccorso del California Pacific Medical Center di San Francisco".

L'amore dei familiari

L'attrice ha poi voluto raccontare il rapporto con le persone a lei più care che sono riuscite a dimostrargli i loro amore in un momento così difficile: "A quel punto ho chiesto al dottor Bellezza: «Potrei perdere la parola?». Lui mi ha risposto di sì. Mi serviva un telefono. Dovevo chiamare mia madre e mia sorella. Volevo dirglielo io, finché ero in tempo. Il bel dottore mi ha stretto forte la mano. Ho chiamato per prima mia sorella Kelly che, come sempre, si è confermata la persona più straordinaria che conosca. È più gentile con gli altri che con se stessa, e dietro la sua dolcezza si nasconde un po’ di ingenuità. Poi ho chiamato mamma, una conversazione più difficile per me, perché non ero particolarmente sicura di piacerle. Ed eccomi lì, moribonda e pure insicura. Mamma è entrata di corsa in ospedale con i bermuda ancora indosso, le unghie sporche di terra e il terrore negli occhi. Uno sguardo è stato sufficiente a cancellare anni di incertezze e fraintendimenti. Mentre pensavo di morire da un secondo all’altro, lei mi ha accarezzato il volto con una mano imbrattata e all’improvviso ho sentito che mi amava. Pezzo per pezzo".


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